Ciao Alessandro. È un piacere averti ospite qui. Per chi non ti conoscesse ancora, che ne diresti di iniziare presentandoti e raccontandoci qual è stato il tuo percorso finora?
Caro Roberto, piacere di ritrovarti su queste sponde.
Il mio percorso? Ho iniziato come blogger, sono entrato in contatto con molti autori di genere, nazionali e internazionali. Ho cercato di raccontare il loro mondo, visioni ed esperienze, trovare una connessione tra autore e lettore.
Sono poi entrato nella
Horror Writers Association, allora come unico “alieno italico”, ho assunto vari incarichi, tra i quali quello di editorialista della newsletter internazionale, curando una rubrica di approfondimento sulla letteratura di genere. Il nome la dice tutta:
The Italian Horror Machine. Una grande esperienza.
Ma è stata Edizioni XII a trascinarmi nell’avventura editoriale vera e propria, una casa editrice capace di fondere passione, qualità e professionalità. Ho iniziato a collaborare con la redazione, passando poi ai diritti esteri e al marketing. Parallelamente ho collaborato con varie testate, come H, l’Almanacco di Horror Magazine e La Tela Nera, curando rubriche di approfondimento sulla letteratura horror.
Ho curato, tra l’altro, anche due raccolte di racconti in digitale free download:
Arkana - Racconti da Incubo (insieme a
Daniele Bonfanti)
Queen Anne’s Resurrection - I demoni del mare, un progetto multidisciplinare di divulgazione culturale, partito da un mio blog, che ha coinvolto molti autori e artisti a livello nazionale e internazionale.
Ma sto rischiando di allungare troppo il brodo…
Circa un anno fa ho fondato la casa editrice Mezzotints Ebook, per la quale oggi lavoro come direttore editoriale e responsabile della collana di narrativa horror & weird “Buio”. Una realtà editoriale che, in poco tempo, è riuscita a fare molta strada. Sono felice di condividere questa attività con tanti autori e amici, veri professionisti. Uno staff davvero a cinque stelle, che oggi conta oltre venti persone.
Durante tutto questo percorso, nel tempo disponibile, ho scritto alcuni racconti di genere, pubblicati in antologie, digitali e cartacee. Insomma, la mia giornata oggi è piena di impegni come editore (ed editor), ma vorrei trovare più tempo per scrivere, uscire, qualche volta, da dietro le quinte. Malanima ha questo significato.
Di cosa parlano i racconti di Malanima?
Le storie di Malanima parlano della vita e della morte, e tutto quello che vi passa in mezzo. Insomma, roba da niente. Sono tanti i temi toccati da questa raccolta: la violenza, la depravazione, la deviazione, la follia, i mostri in carne e ossa e i fantasmi della mente, insomma tutti i prodotti di un mondo letteralmente alla deriva. Volendo definire un genere, le storie hanno anima eterogenea, in questo senso. Si muovono tra l’hard thriller, il dark eros e l’horror, semplificando, ma propongono nuove interpretazioni e sfumature.
Il fil rouge che lega le storie di Malanima scorre tra le mani della Morte, la Mietritrice che campeggia nella copertina del libro, nella splendida interpretazione dell’amico Ben Baldwin. In modo diretto o indiretto, è sempre lei, la nera Signora, a osservare e manovrare gli eventi, a volte intervenendo, magari sotto mentite spoglie.
Malanima parla della vita attraverso gli occhi della Morte, usando una lente deformante, onirica, che mantiene il lettore in bilico tra due mondi: la realtà e il soprannaturale, o forse nessuno dei due. Malanima è quel mondo di mezzo difficile da definire, che tutti avvertiamo ma che è difficile da afferrare. Insomma: è l’incertezza e bellezza dello sconosciuto.
La difficoltà di vivere che provano tante “anime malate”, che reagiscono a questa alienazione in modo brutale, inaspettato, inumano. Persone divorate da se stesse.
Cosa ti ha spinto a scrivere Malanima?
Ti ho già risposto, raccontando il mio “percorso”. Lavorando molto dietro le quinte, come editore ed editor di molti autori di genere, nasce il desiderio di scrivere qualcosa di proprio. Mettersi in gioco, comunicare direttamente. Non troppo spesso, però.
Un altro mondo di mezzo, in fondo, da esplorare. Strade nuove da segnare sulle mappe.
Leggendo molto, una delle molle di questa raccolta è rappresentata dal tentativo di interpretare in modo diverso, più ampio, i generi. Sfruttarli appieno, oltre il semplice obiettivo dell’intrattenimento, rompere confini troppo definiti. Secondo me il genere può e deve fare di più, come dico spesso agli autori. Se (e quanto) Malanima riuscirà in questo intento, non lo so. Vedremo cosa ne penseranno i lettori. Sono loro a darci tutte le risposte, alla fine.
Come vivi il processo di scrittura?
Dovendo fare i conti con il poco tempo disponibile per questa attività, vivo la scrittura a “strappi”, con lunghi periodi di allontanamento. Non è facile editare, occuparsi di opere e progetti di altri autori e nello stesso tempo scrivere. Ma quando è il momento giusto, si rivela una bella sensazione, all’inizio e durante, ma con uno svuotamento finale che lascia ogni volta inappagati.
In ogni caso la parte più importante del processo creativo non è quella sulla tastiera, ma ciò che è già maturato dentro, magari per diversi giorni o settimane. Quello che porti con te, mentre fai altre cose, mentre vivi. Il momento della scrittura, quando si riempiono i fogli bianchi, è solo una fase terminale per me, un semplice trasferimento. La parte più difficile è lasciar crescere dentro il “piccolo mostro”, lasciandogli tutto il tempo che serve. Nutrirlo, sentirlo crescere e formarsi. Una creatura inizialmente confusa, con i sensi ancora in sviluppo, che poi assume tutte le sue magnifiche, ma anche orribili, forme.
Con Mezzotints hai a che fare non solo con scrittori già affermati ma, grazie ad esempio al Premio Miller, anche con autori esordienti. Quali consigli daresti allo scrittore in erba?
Qui rischio di lasciarmi andare alle solite affermazioni. Ma se sono quelle giuste, le ripeto: leggere, tanto e di tutto, senza fermarsi mai. Poi affidarsi alla propria sensibilità, essere autentici fino in fondo. Il lettore questo lo percepisce subito, se si sente ingannato ti sbatte la porta in faccia. Non correre dietro al mercato, alle mode, non farsi standardizzare, nemmeno dagli stessi editori, che spesso ti portano fuori strada. Ti incasellano nei loro format.
Servono tante cose, ma una è davvero indispensabile: la curiosità. Senza quella, non si arriva da nessuna parte. La curiosità è una forza, una tensione che ci porta fuori dai confini della nostra sfera personale, è la ricerca dell’altro, del mondo che ci circonda. Una visione che ci consente di guardare lontano, anche dentro noi stessi. Tutto il resto si può imparare, più o meno. Leggere, studiare, approfondire, scavare fino alle radici.
La curiosità è una inclinazione, un talento che porta a conquiste inaspettate.
In che modo credi che le nuove tecnologie, specialmente con l'avvento dell'ebook, stiano cambiando il mondo della letteratura?
Lo stanno già cambiando, anche se questo grande passaggio non è ancora stato definito del tutto. Ancora una volta ci troviamo in una terra di mezzo. Tanta confusione, è vero, ma anche tante opportunità, per autori, lettori ed editori, per uscire da una lunga crisi.
Il punto nodale, che la tecnologia ci sta mostrando, è quello della “condivisione”, la linfa che fa muovere milioni di persone sui social network. Il mondo della letteratura dovrà fare sempre più i conti con questa nuova modalità di fruizione dei contenuto, dell’idea- libro, insieme alle sue future (ma non troppo) espansioni con contenuti multimediali.
Presto l’autore dovrà non solo saper scrivere, ma anche preoccuparsi della interattività del contenuto, definire questi “percorsi” per offrire tridimensionalità alla propria opera.
L’editore avrà necessità di dotarsi di
know-how e risorse per affrontare queste sfide, l’ebook non sarà più solo un formato elettronico di un libro, facilmente convertibile, ma qualcosa di estremamente diverso, più complesso. Parliamo della creazione di una “esperienza” di lettura, veicolata su una gigantesca autostrada, quella della grande diffusione dei tablet, che rappresenteranno la principale piattaforma di distribuzione. Un bel cavallo di troia per autori ed editori.
Tutto questo non può che offrire nuove prospettive al mondo della editoria, che ne ha davvero bisogno. Si tratta, adesso, solo di capire come e cosa fare, comprendere tutte le implicazioni. Pensare a un mercato globale, a una cultura di fruizione dei contenuti molto diversa rispetto a qualche anno fa. Veloce, open, strettamente connessa con le altre attività “informatizzate” della nostra quotidianità, delle nuove forme di socializzazione e condivisione delle emozioni.
Come Internet ha notevolmente ampliato le nostre prospettive, la nostra vista sul mondo, l’editoria digitale deve ora offrire una vera “estensione” della lettura. Una bella sfida.
Ti andrebbe di segnalarci i tuoi siti e i blog e di parlarci anche dei tuoi progetti futuri?
L’indirizzo del mio blog personale è www.alessandromanzetti.com, una volta potevo dedicarci più tempo, oggi vado a strappi anche in questo. Ma dentro è consultabile un archivio di materiale abbastanza ampio, non solo dedicato alla letteratura, ma ad altre forme artistiche. Il sito della mia casa editrice, Mezzotints Ebook, è www.mezzotints.it, dove troverete tutte le novità che stiamo portando avanti. I progetti futuri sono molti, e come sempre solo alcuni potranno sopravvivere al problema “disponibilità di tempo”. Come editore, sto lavorando a prospettive davvero importanti per Mezzotints, tantissimi nuovi progetti sono
under construction. Come autore, se riceverò riscontri positivi a Malanima, dopo la narrativa breve vorrei misurarmi con un breve romanzo. Ma è presto per parlarne. Aspettiamo quello che avranno da dire i lettori.
Grazie mille, Alessandro, per questa bella intervista. Ti facciamo un grosso in bocca al lupo non solo per Malanima, ma anche per tutti gli altri tuoi progetti.