L'arte del fumetto: Kipple intervista l'illustratrice Roberta Guardascione

Ciao Roberta. Benvenuta nel blog di Kipple. Ti andrebbe di cominciare raccontandoci un po' chi sei?

Ciao a te e a tutti i lettori di Kipple. Chi sono? Uhm, vediamo… si dice che identificarsi con il proprio mestiere sia un po’ noioso e riduttivo, questo però non riguarda il lavoro che faccio io, perché dire che sono una disegnatrice esprime non solo il mio mestiere ma anche un modo di essere e di vivere. Io disegno sempre e comunque, disegno anche quando non disegno, nel senso che mentre faccio altro penso: “Ma se quella linea fosse così, e se quel colore lì lo cambiassi…” Mi rende felice pensarci. Vivo nella famosa torre d’avorio dalla quale mi dispiace sempre un po’ uscire, ma anche le boccate d’aria servono, giusto? Credo che i miei vicini pensano che sia matta!

A quali maestri ti ispiri?

Bhè i maestri che mi hanno ispirata e che mi ispirano sono tanti… La mia formazione fumettistica è stata abbastanza tosta Avendo fratelli più grandi a casa mia i fumetti “da grandi” non mancavano mai. A soli otto anni mi sono trovata tra le mani Dylan Dog, con il quale ho stretto una relazione amorosa che è tutt’ora in corso. I maestri per me sono stati sicuramente Angelo Stano, Corrado Roi e Bruno Brindisi, che ho osservato a lungo e che mi affascinano tutti per motivi diversi, visto che ognuno di loro ha uno stile unico. La Bonelli ha gettato le basi della mia formazione, poi ho scoperto i francesi, e lì per me si è aperto un mondo. Parlo di Philippe Druillet, Françoise Schiuten e naturalmente del grande Moebius. Non solo fumetti ma anche illustratori di libri, evocare le atmosfere dei grandi classici rende l’illustratore un antenato dei registi di film. Quindi a questa mia lista è doveroso aggiungere anche Dorè, che ha illustrato tutta la letteratura romantica e anche la Bibbia (quando si dice un’impresa biblica!). Chiudo con Alan Lee, grazie a lui ho imparato a usare gli acquerelli.

Alcuni tendono ancora oggi a snobbare il fumetto. Per fortuna però sono sempre più le persone che iniziano a guardare ai graphic novel come opere artistiche. Quali credi che siano state le opere che più di ogni altra hanno trasformato in arte i fumetti? Oppure arte lo sono sempre stati?

Secondo me quello che è cambiato è stato il modo di percepirli. Una volta la televisione non esisteva perciò i fumetti erano l’unico divertimento dei ragazzini. Di conseguenza per i genitori erano solo una distrazione. Ciò non toglie che quei “giornaletti” che stringevano tra le mani i nostri genitori e persino i nostri nonni non fossero opere d’arte. Pensa ad esempio a Little Nemo di Winson Mc Cay , una volta finito di leggerlo andava a finire sul fondo delle gabbiette degli uccelli, mentre oggi è considerato uno dei fumetti meglio disegnati della storia, ogni tavola è un quadro, e questa non è arte? Ma all’epoca non se ne rendevano conto. Forse è stato anche il cambiamento di terminologia a fare la differenza. Dire graphic novel è come dire letteratura illustrata, quindi il fumetto non è più destinato ai ragazzini, ha cambiato target. Sono gli adulti adesso che leggono i fumetti, i ragazzini giocano con la x box! Il fumetto è diventato oggetto di studio, illustri intellettuali se ne interessano, come Umberto Eco ad esempio. Questo è il secolo delle immagini e quindi il fumetto si presta benissimo ad incarnare i bisogni della cultura contemporanea. Se poi devo dirti quale opera abbia segnato davvero il cambiamento, sicuramente è doveroso citare Hugo Pratt, autore di La ballata del mare salato, con la quale si parla seriamente di letteratura. Anche la bella Valentina di Crepax ha rivoluzionato il segno e soprattutto i contenuti del fumetto moderno.

Tenendo a mente anche l'avvento delle nuove tecnologie, quale credi che sia il futuro del fumetto, specialmente in Italia?

Non credo che le nuove tecnologie siano pericolose per il fumetto, anzi credo il contrario: è solo il mezzo che cambia, non i contenuti. E se il mezzo è più veloce, i contenuti arrivano prima! In Italia di talenti ce ne sono molti, dopotutto siamo figli di Michelangelo e compagnia bella. Spero quindi che il futuro sia roseo, per tutti noi disegnatori!

Quali sono le più grandi difficoltà che incontra un fumettista in Italia oggi?

L’italia purtroppo tende a rimanere sempre un po’ indietro rispetto ad altri paesi, questa è una triste verità che riguarda in po’ tutti i settori. Le case editrici diffidano sempre un po’ di chi non ha ancora un nome. Preferiscono investire sui prodotti sicuri! Dovrebbero aprire di più le porte agli esordienti. Come si dice, investire sui giovani!

Cosa differenzia un bel fumetto da uno meno riuscito?

Eh si, questa è la domanda da un milione di dollari! Cosa differenzia una torta riuscita da una che è meno riuscita? Di sicuro l’equilibrio tra gli ingredienti, ma soprattutto se ti siedi e cominci a disegnare senza metterci l’anima alla fine il risultato è sempre deludente. Io sono convinta che se una cosa la fai con passione e dietro c’è una sceneggiatura fatta bene allora il pubblico lo capisce e contraccambia.

Ti andrebbe di parlarci delle tue collaborazioni e dei tuoi progetti futuri?

I progetti che porto avanti con Electric Sheep Comics (di cui abbiamo parlato di recente qui, ndr) sono molti. Sono tutti entusiasmanti e mi permettono di confrontarmi con vari generi, dal pulp allo steampunk, fino alla fantascienza. Nell’ultimo anno ho lavorato moltissimo raggiungendo anche risultati che mi hanno resa molto orgogliosa. Il fumetto fantascientifico Lunaris, scritto da Claudio Fallani ed Alessandro Napolitano ci ha portati alla vittoria del premio Cometa, un bel traguardo per la nostra factory ESC. E poi anche la short story Polvere, scritta da Napolitano, ha avuto un bel riscontro di pubblico. Recentemente è uscito Blood Washing, che è stata una collaborazione di parecchie “pecorelle elettriche”, seconda uscita della collana di graphic novel targate ESC, pubblicato da Il foglio letterario, e pare che stia avendo successo! Al momento sono a lavoro su un fumetto steampunk, un’appassionante storia d’amore e libertà scritta dalla talentuosissima Polly Russell. Nel cassetto, però, ci sono un paio di cosette che fremono di essere portate alla luce, progetti che mi vedrebbero anche sceneggiatrice, ma di questo ti parlerò nella prossima intervista.

Grazie mille per l'intervista, Roberta, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti!

Grazie a te e crepi il lupo!

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