Fuck Yeah Spaceships, centinaia di navicelle spaziali da ammirare

Due settimane fa vi abbiamo proposto l'opera di Dirk Loechel che illustrava tutte (o quasi) le navicelle spaziali della SciFi raccolte in un unico poster. Oggi vi presentiamo invece un'altrettanto interessante collezione di navicelle spaziali che potete ammirare sul sito Fuck Yeah Spaceships. Le navicelle spaziali raccolte dal sito variano dalle più famose come la USS Enterprise a quelle purtroppo dimenticate delle riviste pulp dell'epoca d'oro della fantascienza. Se non l'avete ancora fatto, potete raggiungere il sito cliccando qui.






I 13 consigli di scrittura di Ray Bradbury


Con i suoi capolavori, come la raccolta di racconti Cronache Marziane, Ray Bradbury ha segnato la storia della fantascienza. Quelli che seguono sono i 13 consigli che Bradbury darebbe a uno scrittore in erba. Consigli che si possono condividere o no, ma che sono in ogni modo interessanti.

1. Mettersi al lavoro: Tu non sai quello che si può fare fino a quando si tenta, ha detto Bradbury. Gli scrittori invece di chiedere che cosa devo fare? Devono domandarsi che cosa sono io? E iniziare a scrivere da quella risposta. 

2. Visita la biblioteca spesso: La visita a una biblioteca è essenziale per diventare un buon scrittore, per Bradbury è un luogo pieno di sorprese, a volte è meglio sbarazzarsi del computer e di Internet. 

3. Guardare buoni film: Bradbury dice che la visione di buoni film aiuta a migliorare la scrittura. 

4. Dieci cose che amo, dieci cose che odio: Bradbury consiglia di fare una lista di dieci cose che si amano, dieci cose che si odiano e dieci cose di cui si ha paura. Nella scrittura bisogna quindi esaltare ciò che si ama e uccidere ciò che si odia e fa paura. 

5. Scegliete con cura ciò che si legge: Bradbury sostiene che questa risorsa è fonte di creatività.    

6. Tenete lontano i vostri idoli: Va bene avere scrittori che si ammirano, ma si corre il rischio di copiarli sia consciamente che inconsciamente, quindi è essenziale trovare la propria identità

7. Iniziate scrivendo brevi testi: L'ansia è comune in coloro che si avviano nel mondo della scrittura. Bradbury consiglia di essere pazienti e di non iniziare un romanzo: è preferibile partire scrivendo racconti brevi e imparare la l’arte. Se ci si imbarca sulla scrittura di un romanzo è difficile sapere come sarà il risultato finale. Invece, se si scrive testi brevi, si può vedere il risultato alla fine della settimana e l’autostima ne trarrà beneficio. 

8. Scrivi la prima cosa che viene in mente: Bradbury, per combattere il blocco dello scrittore, aveva un cartello che diceva di non pensare proprio accanto alla macchina da scrivere. Se la mente è completamente vuota è perché si sta facendo qualcosa di sbagliato e non si sta divertendo e allora è consigliabile tornare alla linea di pensiero in cui eravate prima di perdere l'ispirazione. 

9. Alimenta la tua fantasia: Una tecnica che Bradbury raccomanda di usare per mantenere la mente sveglia è quella di leggere un racconto, una poesia e un saggio ogni sera prima di andare a dormire: è un metodo utile per integrare le informazioni ed alimentare la creatività. 

10. Mantenete la distanza da persone che non credono in te: Bradbury consiglia di stare lontano dalle persone che non credono nel talento che avete.  
  
11. Non pensate a fare soldi: Vi disamorereste del mestiere. 

12. Scrivete con uno scopo: Chiedetevi che cosa si vuole creare con la vostra scrittura. Ci sono persone che cercano di lasciare un messaggio, altri creano qualcosa di bello, un po ' di ritrarre una certa realtà. Lo scopo di Bradbury è stato quello di essere amato per quello che ha fatto. 

13 . Godete: Pensate alla scrittura - più che a un lavoro - a un processo gioioso e non qualcosa di serio. Tanto è vero che uno scrittore famoso disse di non aver mai lavorato un giorno in vita sua.

Le altre regole di scrittura:

Chuck Palahniuk
George Orwell
Joe Lansdale

Kurt Vonnegut
Neil Gaiman
Robert A. Heinlein

Stephen King

Cinema e fantascienza: un'intervista a Michele Tetro

Ciao Michele! È un vero piacere averti ospite qui. Per chi non ti conoscesse ancora, ti andrebbe di presentarti?

Sono il prodotto di una precoce visione di “2001: odissea nello spazio”, avvenuta a circa quattro anni, che fece da apripista ad altre sconvolgenti esperienze infantili come la lettura dei supereroi Marvel, l’ossessione per i serial TV UFO, Spazio 1999, Il Prigioniero, la passione per l’avventura come me la descrissero Jack London ed Emilio Salgari, il ritrovarmi a livello di forma mentis sulle posizioni del mio mentore H.P. Lovecraft, il considerare la fantascienza e il fantastico in tutte le loro forme il mio universo d’azione. Tutto questo mi ha portato, ancora in giovane età, a scrivere i miei primi racconti di SF, che vennero pubblicati sulla versione italiana di OMNI, facendo di me lo scrittore di fantascienza più giovane d’Italia, nel 1982 (sono apparso su questo pianeta per la prima volta nel 1969). A seguire la passione per il cinema mi distolse un po’ dal primo amore, finendo poi con l’inglobarlo. Poiché non potevo fare l’astronauta ho deciso di diventare scrittore. Dal 2001 pubblico libri di saggistica cinematografica, con i miei due colleghi Roberto Chiavini e Gian Filippo Pizzo. Sono poi autore di numerosi racconti di genere fantastico usciti in antologie e su rivista e del romanzo L’occhio ardente di Mbatian, celebrativo del trentennale della serie TV Spazio 1999. Mi sono laureato in lettere moderne con una tesi dedicata all’opera fantastica di Robert E. Howard. Attualmente faccio il giornalista per una testata del Canavese ma il mio interesse è ancora tutto per il cinema e la fantascienza!

Il vostro volume “Mondi Paralleli” si è aggiudicato il Premio Italia 2012 e il Premio Vegetti 2013. Ti andrebbe di parlarci brevemente dei tuoi saggi?

Sì, Mondi paralleli è un volume che ci ha dato molte soddisfazioni, tratta del rapporto e confronto tra l’opera narrativa originale e la riduzione cinematografica che ne è stata tratta, evidenziando analogie e differenze. Ma come autori uno e trino ci siamo anche cimentati nei due volumi di Il grande cinema di fantascienza, Il grande cinema fantasy, Il cinema dei fumetti (tutti per Gremese Editore), poi in Contact! Tutto il cinema di UFO e alieni (Tedeschi Editore) ed infine con Mondi paralleli (Editore Della Vigna). Si tratta di opere che alternano testi e schede cinematografiche, di facile lettura, sorta di mappature generali per chi volesse addentrarsi in questi generi. Una formula vincente, leggera ma non priva di contenuto. A mia sola firma invece è apparso il libro Conan il barbaro – L’epica di John Milius (Falsopiano Editore), dedicato al celebre film con protagonista l’eroe creato da Robert E. Howard.

La fantascienza, per lo meno all'estero, sembra sempre più offrire terreno fertile per le produzioni cinematografiche. Cosa differenzia una pellicola fantascientifica di oggi da quelle che hanno segnato la storia del genere in passato?

Direi proprio l’originalità, dal momento che questa sembra latitare del tutto nella maggior parte dei film usciti negli ultimi 15 anni. Mi pare che la moda di oggi sia riciclare temi già sviscerati, e meglio, in passato, quando non proprio clonandoli con inutili remakes. Non è un reale aggiornamento di opere sempre verdi, quanto proprio una ripetizione spesso inutile. Una volta la fantascienza veniva tradotta cinematograficamente e con dignità in tutti i suoi sottogeneri, oggi se ne sfruttano pochi e ormai ripetitivi. Purtroppo il marketing dei nostri giorni detta legge, molto più di ieri. Un sofisticato apparato produttivo nel campo dell’effettistica, che rende tutto possibile, ha sterilizzato il genuino sense of wonder che certe storie sapevano trasmettere. E’ una tragedia che i produttori puntino solo sul sicuro concetto di “già visto, riproponiamo” e su una resa spettacolare fine a se stessa, vuota, senza reale significato. Segno dei tempi. Finché si continuerà a ragionare così, scordiamoci di poter godere nuovamente di una seria fantascienza cinematografica.


Cosa differenzia una buona sceneggiatura, ovvero una sceneggiatura che ha possibilità di tradursi in qualcosa di apprezzabile sullo schermo, da una cattiva?

Un’idea forte e originale, una storia che possa essere raccontata a tutti, comprensibile ovunque, non solo per pochi iniziati. La semplicità è spesso genialità.

Quali errori dovrebbe evitare a ogni costo lo sceneggiatore esordiente?

Be’, non sono uno sceneggiatore, non lo so, dipende da quel che è l’ambito in cui agisce, se dipendente o meno. Se lo sceneggiatore è anche autore della storia, che faccia di tutto per farla accettare come tale. Stia attento che non venga snaturata da un’altra ottica prevalente (quella produttiva o registica), però consideri pure come una storia possa cambiare nel suo evolversi, quando in campo vengono messe idee diverse. L’importante è che non si tradisca lo spirito su cui si fonda tale storia. Ci sono casi celebri nel cinema in cui un racconto o romanzo originale è stato del tutto cambiato in fase di adattamento cinematografico, non per questo perdendo la propria identità, piuttosto assumendone una nuova che però non veniva a stravolgere gli assunti iniziali. Cito sempre il caso di Stalker”, di Andrej Tarkovskij, dal romanzo Picnic sul ciglio della strada dei fratelli Strugatsky: due opere antipodi che in tutto, originate da una matrice comune.

In passato hai lavorato ad alcuni cortometraggi, come Il Nardoschio, che è stato fra l'altro citato anche dalla rivista di cinema Ciak. Da allora è passato un po' di tempo...

Fare il regista era il mio sogno (lo è ancora), con Il Nardoschio mi sono cimentato in tutto: storia, sceneggiatura (ho detto prima che non ero uno sceneggiatore, invece lo sono stato), montaggio, fotografia, effetti speciali, recitazione… oggi non è più vedibile ma mi ha insegnato moltissimo lavorare in moviola (be’, erano due videoregistratori collegati), apprendere le tecniche di montaggio dal vivo. Perché, si sa, un film nasce davvero in sede di montaggio.

Oggi le nuove tecnologie - penso a internet e ai diversi programmi di arte grafica come After Effects - offrono ai giovani registi possibilità che prima non avevano. All'estero alcuni cortometraggi realizzati da dilettanti hanno attratto l'attenzione delle major cinematografiche. Sopratutto per quanto riguarda la sfera del fantastico, come vedi il futuro del cortometraggio qui in Italia?

Nutro poche speranze in merito, proprio perché in Italia. All’estero è diverso. Il mondo dei cortometraggi può costituire un notevole serbatoio cui attingere idee originali, proprio perché le idee stanno ancora alla base del prodotto. E non è neppure facile raccontare una storia in un corto, in cui si deve stare sul nocciolo vivo del narrato, avere il dono della sintesi e riuscire comunque a comunicare col pubblico. E’ un’ottima scuola, per chi volesse cimentarsi nel fare cinema, si dovrebbero avere sotto controllo tutte le fasi salienti nella creazione di un film, dalla ricerca degli investimenti, dalla stesura della sceneggiatura al girato vero e proprio, dalla post-produzione alla promozione.

Come t’immagini il cinema fra dieci o quindici anni?

Morto. Almeno come lo conosciamo noi oggi. Spariranno le sale cinematografiche, si perderà un intero mondo immaginifico, non più ripetibile. Mi auguro solo che ciò che ne prenderà il posto, se ci sarà, sia in grado di fare ciò che il grande schermo ha fatto per noi tutti, fino ad oggi. Aprirci nuovi mondi. Stimolar la fantasia. Farci sognare. Ma mi chiedo davvero cosa potrà sostituire la magia di una sala buia e di uno schermo illuminato su cui scorrono immagini fantastiche… una dimensione davvero da sogno.

Prima di salutarci, ti andrebbe di parlarci dei tuoi progetti futuri e segnalarci i siti dove possiamo informarci maggiormente sulle tue attività?

Attualmente ho ripreso a scrivere narrativa fantastica, sto cercando un editore per un romanzo weird-western cui tengo molto. Poi dovrebbe uscire la versione aggiornata di Mondi paralleli, sto pensando inoltre ad una sua riproposta inerente questa volta il cinema e la narrativa horror. Infine sto lavorando ad una guida definitiva del cinema di fantascienza, sempre con i miei due colleghi Pizzo e Chiavini, e più in là ad un libro sugli scrittori del genere horror. Tra tutto questo mi piacerebbe radunare in un’antologia tutti i miei racconti di fantascienza, che potrei intitolare, chissà, Tetro futuro… Il mio gruppo su Facebook dedicato alla fantascienza narrativa e cinematografica, chiamato ovviamente Mondi paralleli, tiene aggiornato chi mi segue dei miei progetti futuri.

Grazie mille, Michele, per l'intervista. È stato molto interessante e spero di riaverti ospite in futuro!

Grazie a voi di Kipple, buon lavoro e alla prossima… non si sa mai!

Le altre interviste di Kipple:


Kipple intervista Sandro Pergameno: l'editoria, la storia della fantascienza e i nuovi orizzonti

Ciao Sandro. È un vero onore averti ospite qui sul blog di Kipple. La maggior parte degli appassionati di fantascienza sa molto bene chi sei. Ma, per chi si fosse accostato al genere solo di recente, ti andrebbe di raccontarci qual è stato il tuo percorso nel mondo della SF?

Certo. Diciamo che ho fatto la trafila che hanno fatto in molti. Ho iniziato a leggere fantascienza quando avevo undici anni, quasi per caso: un mio zio mi regalò per Natale alcuni libri, tra cui spiccava “Il sole sotto il mare”, di Jean Gaston Vandel, un romanzo che catturò la mia fantasia di adolescente con il suo anelito libertario (parlava di una rivolta contro la tirannia). Dopo anni di letture voraci e solitarie, all’epoca dell’università cominciai a frequentare altri appassionati di Roma (avevamo una cantina in subaffitto il giovedì sera, che era utilizzata gli altri giorni per “feste” e “incontri”). All’epoca - parliamo dei primi anni settanta - avevamo anche qualche iniziativa amatoriale (fanzine e articoli sparsi; ricordo che avevamo creato anche una piccola serie di bibliografie ciclostilate degli autori più celebri). In quel periodo ho conosciuto Sebastiano Fusco e Gianfranco De Turris, e con loro cominciai a fare qualche traduzione per Fanucci padre (persona squisita). Partecipando a una Italcon a Trieste (organizzata da Giuseppe Lippi) ebbi l’occasione di conoscere Gianfranco Viviani, l’editore della Nord. Dopo una breve parentesi alla Libra di Ugo Malaguti, quando Riccardo Valla (allora curatore della Nord) decise di mettersi in proprio e aprire una libreria a Torino, Viviani pensò a me per rimpiazzarlo. Naturalmente accettai con entusiasmo. Così, dal 1978 al 1985 circa, mi sono dedicato alla cura delle collane della Nord (da Cosmo Oro a Cosmo Argento, Fantacollana, Narrativa d’Anticipazione e Grandi Opere). È il periodo che ricordo con maggior affetto. Nel 1992 Fanucci figlio, che era subentrato alla morte del padre Renato, mi propose di fare il consulente per le sue collane di fantasy e fantascienza, ed io mi rituffai con entusiasmo in questa nuova fase fantascientifica. La crisi generale e dell’editoria fantascientifica in particolare portarono a un mio allontanamento dalla Fanucci intorno agli anni duemila. Da allora mi sono dedicato alla lettura e alla mia attività lavorativa principale (l’informatica).

Come ha preso corpo l'idea del sito Cronache di un sole lontano e cosa ha da offrire all'appassionato di fantascienza?

Era un’idea che mi ronzava per la mente da qualche tempo. Guardando il panorama dei blog amatoriali o semiprofessionali anglosassoni, mi sembrava che in Italia, pur essendoci molti splendidi blog amatoriali, non ce ne fosse nessuno che si ponesse come obiettivo quello di dare un’informativa il più completa possibile sulle novità e uscite del settore, concentrata soprattutto sul settore editoriale fantascientifico. In realtà ci sono ottimi siti web (ad es, Fantascienza.com) che danno una buona panoramica di quanto avviene nel campo, ma spesso le uscite librarie si perdono tra le notizie di fumetti, cinema e media vari. E invece il mio interesse è principalmente sulle uscite librarie, con recensioni brevi ma puntuali. Ed è questo che cerco di fare assieme agli amici trovati su Facebook (grande strumento per conoscere persone con cui si condivide un interesse o una passione). Che poi ci si riesca, bè, questo è tutto da vedere, visto che il blog è nato solo pochi mesi fa’ ed è davvero presto per fare consuntivi.

Dal sito è nata di recente l'omonima rivista, fra l'altro davvero ben realizzata, scaricabile gratuitamente da questo indirizzo. Ti andrebbe di parlarcene?

Questa è stata davvero una sorpresa, anche per me. Il magazine non era proprio previsto. Le mie conoscenze di grafica e di programmazione web sono talmente basse che anche la nascita del blog per me era già un grosso successo…Un paio di settimane fa’ Tiziano Cremonini, grafico e illustratore, nonché amico vero seppure incontrato su FB, mi ha fatto questa proposta, mettendo a disposizione la sua esperienza e bravura di grafico e soprattutto il suo tempo prezioso per la realizzazione della rivista, che, lo ribadisco anche qui, non è un periodico e non ha fini di lucro. Il merito quindi è sostanzialmente di Tiziano; io ho solo messo a disposizione il materiale del blog…ah, ho anche aggiunto il racconto di Alexia Bianchini, che si è offerta gentilmente di prestarcelo.

La fantascienza in Italia non gode di buonissima salute. A cosa credi che sia dovuto: sono i lettori a non nutrire alcun interesse per il genere oppure è il mondo dell'editoria che non riesce a promuovere la fantascienza come dovrebbe?

Questa è una domanda molto interessante e ricorrente. Ci sono vari fattori che hanno contribuito alla crisi dell’editoria di fantascienza nel nostro paese (i film vanno sempre molto bene, ma non portano mai nuovi lettori, purtroppo). Difficile dire quali di questi fattori abbia avuto più rilievo negativo. Provo comunque a elencare quelli che ritengo più significativi. La fantascienza, diciamolo subito, ha avuto un lento declino rispetto al culmine che aveva raggiunto intorno agli anni settanta/ottanta. Già agli inizi degli anni novanta il suo pubblico andava diminuendo, e così è stato sempre più fino ad oggi. Dai lontani potenziali 50.000 lettori siamo scesi a un pubblico potenziale di qualche migliaia di lettori (un rilegato che venda 3/4000 copie è già un bestseller ormai). La crisi economica ha di certo una sua influenza: oggi poche persone, e soprattutto pochi giovani, possono permettersi di spendere 15/20 euro per un libro cartonato. Ma i soldi e la crisi non sono il problema principale della fantascienza; prova ne è che anche la tiratura e le vendite di Urania, che ha sostanzialmente mantenuto un prezzo assai contenuto e alla portata di tutte le tasche (meno di 5 euro), sono andate calando. Direi che tre sono i fattori che hanno giocato un ruolo decisivo nel declino di questa forma letteraria in Italia. 1) la narrativa fantascientifica è stata spesso superata dagli sviluppi della scienza (ad es. su internet e il mondo virtuale), e molti autori del genere hanno continuato a ripetere un po’ stancamente tematiche ormai consunte (il che non vuol dire che non ci sono più buone opere di sf ma che è più difficile andarle a scovare all’interno di una produzione comunque molto ampia). Questa mancanza di nuove idee da parte di molti scrittori è coinciso con l’inglobamento di certe idee fantascientifiche all’interno della narrativa mainstream. Paradossalmente, oggi compaiono più romanzi di sf di un tempo, ma molti di questi escono al di fuori delle collana specializzate e gli stessi autori (vedi Tullio Avoledo, ad es.) preferiscono uscire senza l’etichetta fantascientifica. 2) Il progressivo imbarbarimento culturale (non solo in Italia) ha spinto gli editori a favorire altri generi di più facile consumo (leggi romance, fantasy, vampiri adolescenziali, e letteratura “banale” e “popolare” in genere) a discapito della fantascienza. 3) Un ruolo non troppo marginale può averlo giocato anche la mancanza di coraggio da parte di curatori ed editori. La mancanza di fondi a disposizione ha infine spinto gli editori, oltre che a fare scelte poco coraggiose, anche a risparmiare su figure fondamentali per il successo di un libro, come traduttori, curatori, grafici, ecc.. L’editore non può, lo ribadisco a chiare lettere, fare tutto da solo, come avviene troppo spesso oggi nell’editoria fantascientifica italiana..

Fra tutte le opere di fantascienza che hai curato, quali sono le tue preferite?

Non ho dubbi. La collana delle Grandi Opere, i volumoni annuali della Nord in cui inserivo una ventina di racconti e romanzi brevi dedicati ogni volta a un tema importante della fantascienza (La robotica, I mutanti, Il futuro della Terra, L’esplorazione dello spazio…), rimane sicuramente la mia preferita. Era molto divertente assemblare questi volumi e raccontare la storia e l’evoluzione della fantascienza attraverso queste sequenze narrative.

Per quanto sia un'impresa ardua, se fra i grandi autori della fantascienza dovessi sceglierne solo tre, chi sceglieresti e perché?

Difficilissimo fare una scelta. Cito, in ordine casuale, tre autori cui sono affezionato dai tempi della gioventù. Robert Silverberg, per la sua capacità di dare una svolta letteraria alla produzione fantascientifica dell’epoca, per il suo magnifico approfondimento psicologico dei personaggi, mirabilmente fuso con le tematiche fantascientifiche classiche (il rapporto tra uomo e alieni, tra uomo e Dio, la religione, gli androidi, i problemi esistenziali dell’umanità. I suoi romanzi più belli e più celebri, come Torre di cristallo, Tempo delle metamorfosi, Morire dentro (solo per citare tre dei suoi eccezionali romanzi) sono inoltre ravvivati da uno stile limpido e letterariamente valido, il che, nei lontani anni sessanta, era quasi una novità assoluta. Il secondo è Philip K. Dick, ormai noto a tutti, per il suo genio narrativo, la sua folle e visionaria immaginazione, l’originalità delle sue tematiche: i suoi romanzi, complessi e poderosi, ricchi di personaggi memorabili, hanno lasciato un segno nella mia mente e nel mio animo (ma non credo di essere l’unico…). E infine, last but not least, il grande Jack Vance, scomparso di recente, maestro della narrazione avventurosa spaziale, la cui fantasia ha prodotto i mondi e gli alieni più affascinanti dell’intera letteratura fantascientifica.

A tuo parere cosa differenzia il grande scrittore di fantascienza capace di lasciare il segno nella storia del genere (e nel cuore dei lettori) da tutti gli altri?

Ci vogliono tanti fattori per fare un grande scrittore di sf. In primis, come in ogni altro genere, bisogna saper scrivere, saper gestire la trama e i suoi sviluppi in maniera coerente e complessa, a partire dall’inizio dell’opera ma soprattutto nella fase conclusiva (molti romanzi si perdono nel finale), che è sicuramente la più difficile. Oggi è molto importante anche lo stile, e l’attenzione allo sviluppo dei caratteri dei personaggi e delle loro interrelazioni. In secondo luogo, lo scrittore di sf deve essere al corrente di tutti gli ultimi sviluppi della scienza e della tecnologia, e deve saper cogliere le possibili ricadute e implicazioni di tali innovazioni sull’uomo e sulla società. Infine, una grandiosa dote di immaginazione e fantasia. Solo il giusto mix di questi fattori può portare uno scrittore a distinguersi dalla media o dall’aurea mediocritas.

Grazie mille Sandro per la tua disponibilità. È stato un vero piacere. Ti faccio un grosso in bocca al lupo per il magazine e spero di poterti ospitare di nuovo qui in futuro!

Grazie a te! E’ stato un piacere anche per me.

Le altre interviste di Kipple:

Tutte le più belle navicelle spaziali della fantascienza in un'unica immagine


Un tema che ha da sempre accompagnato la fantascienza è l'esplorazione spaziale. Il cinema ha creato meravigliose navicelle spaziali che hanno saputo rapire il pubblico, trasportandolo su mondi lontani. Ma come apparirebbero tutte le navicelle spaziali messe una vicina all'altra?
L'illustratore tedesco Dirk Loechel ha voluto rispondere a questa domanda nel modo a lui più congeniale. Ovvero illustrando in un unico poster intitolato Starship Size Comparison Chart tutte le più importanti navicelle spaziali che hanno segnato la storia della fantascienza cinematografica e televisiva così come quella dei videogiochi. 
L'immagine, davvero affascinante, è visualizzabile in tutto il suo splendore cliccando qui.

Matteo Barbieri vince il Premio Kipple 2013, con "L'era della dissonanza"

L'autore è nato a Reggio Emilia nel 1985. La scrittura lo ha attratto sin da bambino e da allora scrive cose di ogni genere con una predilezione per il Fantastico. Traduttore di testi musicali, appassionato di musica e del web, Matteo ha pochi ma qualificati precedenti di pubblicazioni precedenti, la voracità del lettore che è in lui si riflette sui suoi testi.
Cominciamo dalle note biografiche di Matteo Barbieri, quindi, per pubblicare la notizia del nuovo vincitore della 6° edizione del Premio Kipple; Matteo ha stupito la redazione per la profondità della sua proposta, L'era della dissonanza, e per la bravura nel padroneggiare la materia del suo romanzo. Desideriamo, noi di Kipple, fargli i complimenti e rimandare al prossimo anno tutti i lettori che ci sono affezionati e non solo quelli, per stupirvi con questa proposta di Barbieri. KeepTalking!

Dall'horror alla fantascienza: Nonsologor3, il portale del cinema indipendente

Si parla spesso di crisi della fantascienza, se non altro in ambito letterario. Un discorso simile viene fatto anche per quanto riguarda il mondo del cinema indipendente. Troppo spesso, infatti, le pellicole di qualità vengono sacrificate in nome del cinepanettone. 
Internet, così come per la letteratura, offre però nuove possibilità ai registi emergenti (e non) di raggiungere la gente. Il cinema italiano indipendente ha il potenziale di attirare un pubblico sempre più vasto in quanto non teme fra l'altro di esplorare, come fa ad esempio il bravo duo di registi composto da Fabio Resinaro e Fabio Guaglione, il mondo del fantastico. 
Nonsologor3 è un ottimo sito che tiene costantemente informati tutti gli utenti sulle novità che riguardano il cinema italiano indipendente. A parte le notizie è possibile inoltre esplorare la sezione "cortometraggi", che potrete trovare qui. Speriamo che iniziative del genere proliferino sempre più nella rete. 


Kipple intervista Franco Brambilla: il rapporto indissolubile fra arte e fantascienza

Ciao Franco. Benvenuto sul blog di Kipple Officina Libraria. È un onore averti qui. La stragrande maggioranza dei nostri lettori sapranno già chi sei. Ma per chi non lo sapesse ancora ti andrebbe di raccontarci un po' qual è stato il tuo percorso professionale? 

Ciao, grazie a voi per l'intervista è un onore anche per me partecipare a questo blog. Il mio percorso professionale dopo aver frequentato l'Istituto Europeo di Design comincia in uno studio di consulenza editoriale milanese che aveva appena comprate i suoi primi Mac e cercava giovani che ci si dedicassero, correva l'anno 1992/93. Con loro ho disegnato soprattutto per l'editoria scolastica ma è stato molto importante perché dover realizzare tanti disegni in poco tempo mi ha fatto imparare a fondo programmi di grafica che utilizzo ancora oggi (ad esempio photoshop). Purtroppo (o per fortuna) il lavoro era stagionale e alternava momenti di intenso lavoro a mesi di totale libertà (disoccupazione). In pochi anni riuscii a comprarmi il mio primo computer professionale e cominciai a cercare lavori da libero professionista. La shake edizioni mi chiamò per realizzare la copertina del numero 11 della loro rivista "decoder", numero dedicato a Ballard per cui rappresentai un sommergibile nucleare a zonzo per le vie di una New York allagata. Per loro realizzai poi altre copertine di romanzi scifi e un art di Mondadori notò i miei lavori e mi commissionò prima copertine per ragazzi e poi cover per romanzi vari: strade blu, oscar. Era l'inizio di una collaborazione che dura ancora oggi anche se come freelance mi capita di lavorare con altre case editrici italiane ed estere di quando in quando.

Fin dai suoi inizi, la narrativa di fantascienza – forse anche per via dell'ampio spazio che dà all'immaginazione – si è sempre fatta accompagnare da illustrazioni spesso affascinanti e coinvolgenti. Penso ad esempio alle illustrazioni che arricchivano i romanzi di Jules Verne oppure a quelle che abbellivano le riviste pulp. Com'è cambiato secondo te il rapporto fra illustrazioni e narrativa di genere negli anni?

Forse non è cambiato nel profondo... deve sempre attirare, incuriosire e catturare il lettore senza svelare troppo. Che sia acquerello, collage o computer poco importa.

Le immagini in un'opera d'arte seguono delle regole di composizione. Si potrebbe dire che l'arte visiva ha una propria “grammatica”. Secondo te le parole possono ottenere lo stesso risultato delle immagini oppure sono due forme espressive così diverse da non poter essere ritenute equivalenti?

Sono forme espressive diverse ma che in alcuni ambiti interagiscono magnificamente, penso al fumetto ma anche all'equilibrio che deve esserci tra testo ed immagine in poster, copertine e video. Insieme potenziano il messaggio, un mezzo ha bisogno dell'altro.

Kurt Caesar, uno degli illustratori che ha maggiormente influenzato il panorama del fantastico specialmente in Italia, ha saputo con i suoi disegni rappresentare in modo eccellente il sense of wonder della fantascienza durante la transizione dalla golden age a una SF più sociologica. Karel Thole era d'altro canto molto più cupo, riflessivo e “inquietante”. Quali sono i temi principali che caratterizzano invece i tuoi lavori?

Realismo, drammaticità ma anche ironia... questi sono gli elementi che mi piace "usare" quando costruisco un'immagine.

Ammirando le tue opere, anche quelle esposte nel tuo sito, si può avvertire un ritorno al sense of wonder che forse si era un po' perso. Ma ci sono anche degli elementi molto originali, come le cartoline invase dai personaggi dei film. L'arte può essere ritenuta specchio della società in cui viviamo, un po' forse anche commento sociale. Cosa credi che rispecchino queste contaminazioni nelle tue opere?

"Invading the vintage" è un progetto artistico che ho iniziato nel 2007 e che ancora prosegue. Nel tempo mi sono accorto di non essere l'unico a creare questi "corto circuiti" ma che esiste un vero e proprio movimento artistico denominato geek-art molto attivo. Penso che la mia generazione cresciuta passivamente davanti alla tv, ai fumetti e ai videogame senta il bisogno di esprimere il proprio punto di vista, di commentare, di personalizzare e rielaborare la gran massa di informazioni con cui è stata bombardata fin da piccola... forse è una strana forma di "maturità nerd". Sicuramente queste re interpretazioni e parodie sono molto apprezzate. In Francia, Inghilterra, Germania e Stati Uniti ho molti fan e collezionisti. Fondamentalmente ho iniziato "Invading the vintage" perché volevo appendermi in casa qualcosa che mi piacesse, che mi rappresentasse (e che potessi permettermi)... naturalmente per aver l'effetto migliore bisogna incorniciare le invasioni con cornici usate, trovate ai mercatini o nella soffitta della nonna. Provare per credere!

Spesso la narrativa di genere – e in particolar modo la fantascienza – ha sofferto il pregiudizio dei critici che la ritengono letteratura di serie B. Lo stesso pregiudizio esiste anche nei confronti delle illustrazioni di fantascienza (e gli artisti che le creano)?

In Italia senza dubbio sì, qui i cartoni animati, i fumetti, le serie tv, i libri di genere sono marchiati con il timbro della "sottocultura"... ma se il fumetto glielo chiami "graphic novel" allora anche il critico intellettualoide più sofisticato lo vorrà leggere. Gli artisti che creano queste immagini se ne sbattono di questi pregiudizi, io sicuramente... mi fan solo sorridere.

Uno dei tuoi progetti è una raccolta di immagini molto interessante. Ti andrebbe di parlarci un po' dei tuoi progetti e anche della collaborazione che stai portando avanti con Dario Tonani?

Ho conosciuto Dario quando mi sono occupato delle copertine per i suoi romanzi che uscirono su Urania. Mi piace molto come scrive e con il tempo siamo diventati amici. Un giorno dopo aver letto Cardanic gli ho mandato un mio disegno di come mi ero immaginato la nave a ruote Robredo e il mondo fantastico in cui si muove: Mondo9. A lui son piaciuti molto e quindi nel tempo libero ho iniziato a costruire nuovi scenari e mezzi descritti nei suoi racconti. In Italia non si vedono spesso ma esistono dei libri che raccolgono illustrazioni, visualizzazioni e progetti che sono stati sviluppati durante o prima della lavorazione di film... io li colleziono e spesso sono meglio del film stesso. Così è nato "The Art of Mondo9" che raccoglie le decine di illustrazioni ispirate alla saga creata da Dario commentate da brani estrapolati dai vari racconti. Oggi esiste la possibilità di autoprodursi piccoli libri e portfolio senza "svenarsi" anzi in alcuni casi si può caricare in rete il progetto e stamparlo solo su richiesta. Io, per esempio, ho cominciato a raccogliere le immagini fatte in tanti anni per le varie collane mondadoriane in una serie di volumetti che ho chiamato "I Mondi nel cerchio", ho raccolto le cartoline invase da personaggi e astronavi di film di fantascienza in un volumetto che ho chiamato "Lets go back to the classics". Chi fosse interessato trova questi progetti sul mio sito e può scrivermi senza impegno. Quando mi capita di essere invitato a convention o fiere del fumetto ne porto sempre qualche copia.

Grazie mille, Franco, per l'intervista! Ti facciamo un grosso in bocca al lupo e speriamo di riaverti!

Ancora 1000 grazie a voi e "crepi il lupo"!!!


Archivio