Ciao Sandro. È un vero onore averti ospite qui sul blog di Kipple. La maggior parte degli appassionati di fantascienza sa molto bene chi sei. Ma, per chi si fosse accostato al genere solo di recente, ti andrebbe di raccontarci qual è stato il tuo percorso nel mondo della SF?
Certo. Diciamo che ho fatto la trafila che hanno fatto in molti. Ho iniziato a leggere fantascienza quando avevo undici anni, quasi per caso: un mio zio mi regalò per Natale alcuni libri, tra cui spiccava “Il sole sotto il mare”, di Jean Gaston Vandel, un romanzo che catturò la mia fantasia di adolescente con il suo anelito libertario (parlava di una rivolta contro la tirannia). Dopo anni di letture voraci e solitarie, all’epoca dell’università cominciai a frequentare altri appassionati di Roma (avevamo una cantina in subaffitto il giovedì sera, che era utilizzata gli altri giorni per “feste” e “incontri”). All’epoca - parliamo dei primi anni settanta - avevamo anche qualche iniziativa amatoriale (fanzine e articoli sparsi; ricordo che avevamo creato anche una piccola serie di bibliografie ciclostilate degli autori più celebri). In quel periodo ho conosciuto Sebastiano Fusco e Gianfranco De Turris, e con loro cominciai a fare qualche traduzione per Fanucci padre (persona squisita). Partecipando a una Italcon a Trieste (organizzata da Giuseppe Lippi) ebbi l’occasione di conoscere Gianfranco Viviani, l’editore della Nord. Dopo una breve parentesi alla Libra di Ugo Malaguti, quando Riccardo Valla (allora curatore della Nord) decise di mettersi in proprio e aprire una libreria a Torino, Viviani pensò a me per rimpiazzarlo. Naturalmente accettai con entusiasmo. Così, dal 1978 al 1985 circa, mi sono dedicato alla cura delle collane della Nord (da Cosmo Oro a Cosmo Argento, Fantacollana, Narrativa d’Anticipazione e Grandi Opere). È il periodo che ricordo con maggior affetto. Nel 1992 Fanucci figlio, che era subentrato alla morte del padre Renato, mi propose di fare il consulente per le sue collane di fantasy e fantascienza, ed io mi rituffai con entusiasmo in questa nuova fase fantascientifica. La crisi generale e dell’editoria fantascientifica in particolare portarono a un mio allontanamento dalla Fanucci intorno agli anni duemila. Da allora mi sono dedicato alla lettura e alla mia attività lavorativa principale (l’informatica).
Come ha preso corpo l'idea del sito Cronache di un sole lontano e cosa ha da offrire all'appassionato di fantascienza?
Era un’idea che mi ronzava per la mente da qualche tempo. Guardando il panorama dei blog amatoriali o semiprofessionali anglosassoni, mi sembrava che in Italia, pur essendoci molti splendidi blog amatoriali, non ce ne fosse nessuno che si ponesse come obiettivo quello di dare un’informativa il più completa possibile sulle novità e uscite del settore, concentrata soprattutto sul settore editoriale fantascientifico. In realtà ci sono ottimi siti web (ad es, Fantascienza.com) che danno una buona panoramica di quanto avviene nel campo, ma spesso le uscite librarie si perdono tra le notizie di fumetti, cinema e media vari. E invece il mio interesse è principalmente sulle uscite librarie, con recensioni brevi ma puntuali. Ed è questo che cerco di fare assieme agli amici trovati su Facebook (grande strumento per conoscere persone con cui si condivide un interesse o una passione). Che poi ci si riesca, bè, questo è tutto da vedere, visto che il blog è nato solo pochi mesi fa’ ed è davvero presto per fare consuntivi.
Dal sito è nata di recente l'omonima rivista, fra l'altro davvero ben realizzata, scaricabile gratuitamente da questo indirizzo. Ti andrebbe di parlarcene?
Questa è stata davvero una sorpresa, anche per me. Il magazine non era proprio previsto. Le mie conoscenze di grafica e di programmazione web sono talmente basse che anche la nascita del blog per me era già un grosso successo…Un paio di settimane fa’ Tiziano Cremonini, grafico e illustratore, nonché amico vero seppure incontrato su FB, mi ha fatto questa proposta, mettendo a disposizione la sua esperienza e bravura di grafico e soprattutto il suo tempo prezioso per la realizzazione della rivista, che, lo ribadisco anche qui, non è un periodico e non ha fini di lucro. Il merito quindi è sostanzialmente di Tiziano; io ho solo messo a disposizione il materiale del blog…ah, ho anche aggiunto il racconto di Alexia Bianchini, che si è offerta gentilmente di prestarcelo.
La fantascienza in Italia non gode di buonissima salute. A cosa credi che sia dovuto: sono i lettori a non nutrire alcun interesse per il genere oppure è il mondo dell'editoria che non riesce a promuovere la fantascienza come dovrebbe?
Questa è una domanda molto interessante e ricorrente. Ci sono vari fattori che hanno contribuito alla crisi dell’editoria di fantascienza nel nostro paese (i film vanno sempre molto bene, ma non portano mai nuovi lettori, purtroppo). Difficile dire quali di questi fattori abbia avuto più rilievo negativo. Provo comunque a elencare quelli che ritengo più significativi. La fantascienza, diciamolo subito, ha avuto un lento declino rispetto al culmine che aveva raggiunto intorno agli anni settanta/ottanta. Già agli inizi degli anni novanta il suo pubblico andava diminuendo, e così è stato sempre più fino ad oggi. Dai lontani potenziali 50.000 lettori siamo scesi a un pubblico potenziale di qualche migliaia di lettori (un rilegato che venda 3/4000 copie è già un bestseller ormai). La crisi economica ha di certo una sua influenza: oggi poche persone, e soprattutto pochi giovani, possono permettersi di spendere 15/20 euro per un libro cartonato. Ma i soldi e la crisi non sono il problema principale della fantascienza; prova ne è che anche la tiratura e le vendite di Urania, che ha sostanzialmente mantenuto un prezzo assai contenuto e alla portata di tutte le tasche (meno di 5 euro), sono andate calando. Direi che tre sono i fattori che hanno giocato un ruolo decisivo nel declino di questa forma letteraria in Italia. 1) la narrativa fantascientifica è stata spesso superata dagli sviluppi della scienza (ad es. su internet e il mondo virtuale), e molti autori del genere hanno continuato a ripetere un po’ stancamente tematiche ormai consunte (il che non vuol dire che non ci sono più buone opere di sf ma che è più difficile andarle a scovare all’interno di una produzione comunque molto ampia). Questa mancanza di nuove idee da parte di molti scrittori è coinciso con l’inglobamento di certe idee fantascientifiche all’interno della narrativa mainstream. Paradossalmente, oggi compaiono più romanzi di sf di un tempo, ma molti di questi escono al di fuori delle collana specializzate e gli stessi autori (vedi Tullio Avoledo, ad es.) preferiscono uscire senza l’etichetta fantascientifica. 2) Il progressivo imbarbarimento culturale (non solo in Italia) ha spinto gli editori a favorire altri generi di più facile consumo (leggi romance, fantasy, vampiri adolescenziali, e letteratura “banale” e “popolare” in genere) a discapito della fantascienza. 3) Un ruolo non troppo marginale può averlo giocato anche la mancanza di coraggio da parte di curatori ed editori. La mancanza di fondi a disposizione ha infine spinto gli editori, oltre che a fare scelte poco coraggiose, anche a risparmiare su figure fondamentali per il successo di un libro, come traduttori, curatori, grafici, ecc.. L’editore non può, lo ribadisco a chiare lettere, fare tutto da solo, come avviene troppo spesso oggi nell’editoria fantascientifica italiana..
Fra tutte le opere di fantascienza che hai curato, quali sono le tue preferite?
Non ho dubbi. La collana delle Grandi Opere, i volumoni annuali della Nord in cui inserivo una ventina di racconti e romanzi brevi dedicati ogni volta a un tema importante della fantascienza (La robotica, I mutanti, Il futuro della Terra, L’esplorazione dello spazio…), rimane sicuramente la mia preferita. Era molto divertente assemblare questi volumi e raccontare la storia e l’evoluzione della fantascienza attraverso queste sequenze narrative.
Per quanto sia un'impresa ardua, se fra i grandi autori della fantascienza dovessi sceglierne solo tre, chi sceglieresti e perché?
Difficilissimo fare una scelta. Cito, in ordine casuale, tre autori cui sono affezionato dai tempi della gioventù. Robert Silverberg, per la sua capacità di dare una svolta letteraria alla produzione fantascientifica dell’epoca, per il suo magnifico approfondimento psicologico dei personaggi, mirabilmente fuso con le tematiche fantascientifiche classiche (il rapporto tra uomo e alieni, tra uomo e Dio, la religione, gli androidi, i problemi esistenziali dell’umanità. I suoi romanzi più belli e più celebri, come Torre di cristallo, Tempo delle metamorfosi, Morire dentro (solo per citare tre dei suoi eccezionali romanzi) sono inoltre ravvivati da uno stile limpido e letterariamente valido, il che, nei lontani anni sessanta, era quasi una novità assoluta. Il secondo è Philip K. Dick, ormai noto a tutti, per il suo genio narrativo, la sua folle e visionaria immaginazione, l’originalità delle sue tematiche: i suoi romanzi, complessi e poderosi, ricchi di personaggi memorabili, hanno lasciato un segno nella mia mente e nel mio animo (ma non credo di essere l’unico…). E infine, last but not least, il grande Jack Vance, scomparso di recente, maestro della narrazione avventurosa spaziale, la cui fantasia ha prodotto i mondi e gli alieni più affascinanti dell’intera letteratura fantascientifica.
A tuo parere cosa differenzia il grande scrittore di fantascienza capace di lasciare il segno nella storia del genere (e nel cuore dei lettori) da tutti gli altri?
Ci vogliono tanti fattori per fare un grande scrittore di sf. In primis, come in ogni altro genere, bisogna saper scrivere, saper gestire la trama e i suoi sviluppi in maniera coerente e complessa, a partire dall’inizio dell’opera ma soprattutto nella fase conclusiva (molti romanzi si perdono nel finale), che è sicuramente la più difficile. Oggi è molto importante anche lo stile, e l’attenzione allo sviluppo dei caratteri dei personaggi e delle loro interrelazioni. In secondo luogo, lo scrittore di sf deve essere al corrente di tutti gli ultimi sviluppi della scienza e della tecnologia, e deve saper cogliere le possibili ricadute e implicazioni di tali innovazioni sull’uomo e sulla società. Infine, una grandiosa dote di immaginazione e fantasia. Solo il giusto mix di questi fattori può portare uno scrittore a distinguersi dalla media o dall’aurea mediocritas.
Grazie mille Sandro per la tua disponibilità. È stato un vero piacere. Ti faccio un grosso in bocca al lupo per il magazine e spero di poterti ospitare di nuovo qui in futuro!
Grazie a te! E’ stato un piacere anche per me.
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