Ciao Michele! È un
vero piacere averti ospite qui. Per chi non ti conoscesse ancora, ti
andrebbe di presentarti?
Sono il prodotto di una
precoce visione di “2001: odissea nello spazio”, avvenuta
a circa quattro anni, che fece da apripista ad altre sconvolgenti
esperienze infantili come la lettura dei supereroi Marvel,
l’ossessione per i serial TV UFO, Spazio 1999, Il
Prigioniero, la passione per l’avventura come me la descrissero
Jack London ed Emilio Salgari, il ritrovarmi a livello di forma
mentis sulle posizioni del mio mentore H.P. Lovecraft, il
considerare la fantascienza e il fantastico in tutte le loro forme il
mio universo d’azione. Tutto questo mi ha portato, ancora in
giovane età, a scrivere i miei primi racconti di SF, che vennero
pubblicati sulla versione italiana di OMNI, facendo di me lo
scrittore di fantascienza più giovane d’Italia, nel 1982 (sono
apparso su questo pianeta per la prima volta nel 1969). A seguire la
passione per il cinema mi distolse un po’ dal primo amore, finendo
poi con l’inglobarlo. Poiché non potevo fare l’astronauta ho
deciso di diventare scrittore. Dal 2001 pubblico libri di saggistica
cinematografica, con i miei due colleghi Roberto Chiavini e Gian
Filippo Pizzo. Sono poi autore di numerosi racconti di genere
fantastico usciti in antologie e su rivista e del romanzo L’occhio
ardente di Mbatian, celebrativo del trentennale della serie TV
Spazio 1999. Mi sono laureato in lettere moderne con
una tesi dedicata all’opera fantastica di Robert E. Howard.
Attualmente faccio il giornalista per una testata del Canavese ma
il mio interesse è ancora tutto per il cinema e la fantascienza!
Il vostro volume
“Mondi Paralleli” si è aggiudicato il Premio Italia 2012 e il
Premio Vegetti 2013. Ti andrebbe di parlarci brevemente dei tuoi
saggi?
Sì, Mondi paralleli
è un volume che ci ha dato molte soddisfazioni, tratta del rapporto
e confronto tra l’opera narrativa
originale e la riduzione cinematografica che ne è stata tratta,
evidenziando analogie e differenze. Ma come autori uno e trino ci
siamo anche cimentati nei due volumi di Il grande cinema di fantascienza, Il grande cinema
fantasy, Il cinema dei fumetti (tutti per Gremese Editore), poi
in Contact! Tutto il cinema di UFO e alieni (Tedeschi Editore)
ed infine con Mondi paralleli (Editore Della Vigna). Si tratta
di opere che alternano testi e schede cinematografiche, di facile
lettura, sorta di mappature generali per chi volesse addentrarsi in
questi generi. Una formula vincente, leggera ma non priva di
contenuto. A mia sola firma invece è apparso il libro Conan il
barbaro – L’epica di John Milius (Falsopiano Editore),
dedicato al celebre film con protagonista l’eroe creato da Robert
E. Howard.
La fantascienza, per
lo meno all'estero, sembra sempre più offrire terreno fertile per le
produzioni cinematografiche. Cosa differenzia una pellicola
fantascientifica di oggi da quelle che hanno segnato la storia del
genere in passato?
Direi proprio
l’originalità, dal momento che questa sembra latitare del tutto
nella maggior parte dei film usciti negli ultimi 15 anni. Mi pare che
la moda di oggi sia riciclare temi già sviscerati, e meglio, in
passato, quando non proprio clonandoli con inutili remakes.
Non è un reale aggiornamento di opere sempre verdi, quanto proprio
una ripetizione spesso inutile. Una volta la fantascienza veniva
tradotta cinematograficamente e con dignità in tutti i suoi
sottogeneri, oggi se ne sfruttano pochi e ormai ripetitivi. Purtroppo
il marketing dei nostri giorni detta legge, molto più di ieri. Un
sofisticato apparato produttivo nel campo dell’effettistica, che
rende tutto possibile, ha sterilizzato il genuino sense of wonder
che certe storie sapevano trasmettere. E’ una tragedia che i
produttori puntino solo sul sicuro concetto di “già visto,
riproponiamo” e su una resa spettacolare fine a se stessa, vuota,
senza reale significato. Segno dei tempi. Finché si continuerà a
ragionare così, scordiamoci di poter godere nuovamente di una seria
fantascienza cinematografica.
Cosa differenzia una
buona sceneggiatura, ovvero una sceneggiatura che ha possibilità di
tradursi in qualcosa di apprezzabile sullo schermo, da una cattiva?
Un’idea forte e
originale, una storia che possa essere raccontata a tutti,
comprensibile ovunque, non solo per pochi iniziati. La
semplicità è spesso genialità.
Quali errori
dovrebbe evitare a ogni costo lo sceneggiatore esordiente?
Be’, non sono uno
sceneggiatore, non lo so, dipende da quel che è l’ambito in cui
agisce, se dipendente o meno. Se lo sceneggiatore è anche autore
della storia, che faccia di tutto per farla accettare come tale. Stia
attento che non venga snaturata da un’altra ottica prevalente
(quella produttiva o registica), però consideri pure come una storia
possa cambiare nel suo evolversi, quando in campo vengono messe idee
diverse. L’importante è che non si tradisca lo spirito su cui si
fonda tale storia. Ci sono casi celebri nel cinema in cui un racconto
o romanzo originale è stato del tutto cambiato in fase di
adattamento cinematografico, non per questo perdendo la propria
identità, piuttosto assumendone una nuova che però non veniva a
stravolgere gli assunti iniziali. Cito sempre il caso di Stalker”,
di Andrej Tarkovskij, dal romanzo Picnic sul ciglio della strada
dei fratelli Strugatsky: due opere antipodi che in tutto, originate
da una matrice comune.
In passato hai
lavorato ad alcuni cortometraggi, come Il Nardoschio, che è
stato fra l'altro citato anche dalla rivista di cinema Ciak. Da
allora è passato un po' di tempo...
Fare il regista era il
mio sogno (lo è ancora), con Il Nardoschio mi sono cimentato
in tutto: storia, sceneggiatura (ho detto prima che non ero uno
sceneggiatore, invece lo sono stato), montaggio, fotografia, effetti
speciali, recitazione… oggi non è più vedibile ma mi ha insegnato
moltissimo lavorare in moviola (be’, erano due videoregistratori
collegati), apprendere le tecniche di montaggio dal vivo. Perché, si
sa, un film nasce davvero in sede di montaggio.
Oggi le nuove
tecnologie - penso a internet e ai diversi programmi di arte grafica
come After Effects - offrono ai giovani registi possibilità
che prima non avevano. All'estero alcuni cortometraggi realizzati da
dilettanti hanno attratto l'attenzione delle major cinematografiche.
Sopratutto per quanto riguarda la sfera del fantastico, come vedi il
futuro del cortometraggio qui in Italia?
Nutro poche speranze in
merito, proprio perché in Italia. All’estero è diverso. Il mondo
dei cortometraggi può costituire un notevole serbatoio cui attingere
idee originali, proprio perché le idee stanno ancora alla base del
prodotto. E non è neppure facile raccontare una storia in un corto,
in cui si deve stare sul nocciolo vivo del narrato, avere il dono
della sintesi e riuscire comunque a comunicare col pubblico. E’
un’ottima scuola, per chi volesse cimentarsi nel fare cinema, si
dovrebbero avere sotto controllo tutte le fasi salienti nella
creazione di un film, dalla ricerca degli investimenti, dalla stesura
della sceneggiatura al girato vero e proprio, dalla post-produzione
alla promozione.
Come t’immagini il
cinema fra dieci o quindici anni?
Morto. Almeno come lo
conosciamo noi oggi. Spariranno le sale cinematografiche, si perderà
un intero mondo immaginifico, non più ripetibile. Mi auguro solo che
ciò che ne prenderà il posto, se ci sarà, sia in grado di fare ciò
che il grande schermo ha fatto per noi tutti, fino ad oggi. Aprirci
nuovi mondi. Stimolar la fantasia. Farci sognare. Ma mi chiedo
davvero cosa potrà sostituire la magia di una sala buia e di uno
schermo illuminato su cui scorrono immagini fantastiche… una
dimensione davvero da sogno.
Prima di salutarci,
ti andrebbe di parlarci dei tuoi progetti futuri e segnalarci i siti
dove possiamo informarci maggiormente sulle tue attività?
Attualmente ho ripreso
a scrivere narrativa fantastica, sto cercando un editore per un
romanzo weird-western cui tengo molto. Poi dovrebbe uscire la
versione aggiornata di Mondi paralleli, sto pensando inoltre
ad una sua riproposta inerente questa volta il cinema e la narrativa
horror. Infine sto lavorando ad una guida definitiva del cinema di
fantascienza, sempre con i miei due colleghi Pizzo e Chiavini, e più
in là ad un libro sugli scrittori del genere horror. Tra tutto
questo mi piacerebbe radunare in un’antologia tutti i miei racconti
di fantascienza, che potrei intitolare, chissà, Tetro futuro…
Il mio gruppo su Facebook dedicato alla fantascienza narrativa e
cinematografica, chiamato ovviamente Mondi paralleli, tiene
aggiornato chi mi segue dei miei progetti futuri.
Grazie mille,
Michele, per l'intervista. È stato molto interessante e spero di
riaverti ospite in futuro!
Grazie a voi di Kipple,
buon lavoro e alla prossima… non si sa mai!
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