Oggi Kipple ha il piacere di intervistare Dario Tonani, autore di successo che in passato ha già rilasciato una stupenda intervista su questo blog, e Claudia Graziani, coautrice insieme a Dario del racconto fantascientifico Incroci, pubblicato sul numero 6 della rivista Altrisogni.
Ciao Dario e Claudia, è un vero
piacere (e anche un onore) avervi ospiti qui! Che ne direste, prima
di tutto, di parlarci un po' del vostro racconto Incroci?
Grazie dell’accoglienza, il piacere è
nostro! Prima di tutto, per chi non avesse ancora letto il racconto, segnaliamo un'intervista fatta sul blog di Altrisogni in cui ne parliamo, che potete trovare qui. L'idea del racconto nasce chiacchierando di tutt’altro,
come spesso accade quando si scrive una storia. La città di Acrosia,
seppure con un altro nome, esiste davvero e i suoi abitanti - schivi
e diffidenti con chi viene da fuori - ricordano da vicino quelli del
racconto. Vogliamo poi aggiungere che con la pioggia si ammanta di
un’atmosfera particolare? Una città misteriosa, incantata,
raccontarla è stato un processo spontaneo e naturale, tanto che non
escludiamo di ritornarci con un possibile sequel. Il deus ex machina
del racconto sono i Signori della Pioggia, misteriose “entità”
che regolano dall’alto tutte le attività di Acrosia tenendo sotto
stretta osservazione ogni suo singolo abitante. Gli incroci sono
l’unico luogo della città deputato alla socializzazione, il solo
dove sia possibile guardare negli occhi il proprio interlocutore. Si
riuscirà ad aggirare il ferreo sistema di controllo panottico dei
Signori della Pioggia? Sonia e Mirko, i protagonisti del racconto, ci
proveranno con tutta la forza del loro amore.
Quali sono stati gli aspetti più
difficili della collaborazione e quali invece i momenti più belli?
Non c’è un metodo preciso per
scrivere a più mani, ve ne sono diversi, tutti validi. L’importante,
semmai, è che gli autori siano disposti a “sincronizzare” le
proprie individualità , e lo facciano con umiltà e complicità. La
“sintonia” è un gioco di equilibri, ognuno deve rimanere se
stesso, pur lasciando ampio spazio di manovra all’altro, senza
barriere a frapporsi. Nel caso di Incroci, l'abbattimento di
queste barriere è stato un fatto automatico, infatti volevamo
entrambi raccontare la storia sostanzialmente nello stesso modo. E
questo non era affatto scontato. La parte più laboriosa è stata
l'editing, perché abitiamo lontano (Milano e Napoli), ma ce la siamo
cavata. E quello che rimane a entrambi di questa esperienza è un
bellissimo ricordo di collaborazione e disponibilità reciproca. Un
piccolo incantesimo, insomma. Momenti difficili? Non per noi, ma per
le nostre bollette telefoniche.
Quali consigli dareste a due autori che
per la prima volta provano a scrivere un racconto a quattro mani?
Tra due autori che lavorano insieme,
prima ancora che una storia condivisa ci deve essere un sentire
comune. E per “sentire” intendo un bouquet di elementi che
partono dal comprendersi “a pelle”. Se questo non c’è, si può
anche provare a collaborare insieme, ma il risultato potrebbe non
essere quello sperato… Quindi, consiglio: scegliere bene il
compagno.
Senza dubbio, le nuove tecnologie come
internet facilitano immensamente la comunicazione e di conseguenza
anche le possibilità per gli autori di collaborare a distanza. Ma
non solo: la nascita di riviste come Cronache di un Sole Lontano
mostra che qualcosa di sta in effetti muovendo anche nel panorama
nostrano. Credete che questa maggiore facilità di comunicazione
possa aiutare il mondo della fantascienza italiana a rimettersi in
piedi?
I social network, i forum, i
webmagazine sono un nirvana per socializzare, condividere,
incontrarsi e far circolare la passione. Anche noi, ovviamente,
abbiamo beneficiato del web per portare a termine il nostro Incroci,
poiché viviamo in città distanti oltre 700 km. Riviste digitali
come “Fantascienza.com”, “Delos” e “Cronache di un Sole
Lontano’’ sono ottimi avamposti virtuali per appassionati e
professionisti del settore. In Italia spesso la piazza
fantascientifica tende a lasciarsi andare a qualche polemica di
troppo; è un segno di vitalità, certo, ma anche - crediamo - di
divisione. E invece dovremmo tutti unire le forze e spingere verso
l’obiettivo comune di sostenere le nostre italiche penne, a
beneficio di tutta la fantascienza, nostrana e non. È indubbio che
siano in atto grossi cambiamenti, di cui la contrazione dei lettori è
solo un aspetto, sebbene il più eclatante. Proviamo a guardare per
una volta anche il bicchiere mezzo pieno: gli scrittori italiani
stanno cominciando a raccogliere frutti anche all’estero (Masali,
Verso, Chillemi, Agnoloni, Tonani). Se la fantascienza italiana saprà
costruirsi dei “puntelli” in casa, è probabile che tutto lo
scaffale - ora abbastanza carente - saprà trarne beneficio. La
fantascienza è viva, respira, ed è tra noi. Dovremmo solo prenderne
consapevolezza con uno spirito un po’ meno disfattista.
A vostro parere, cosa differenzia la
buona dalla cattiva fantascienza?
La fantascienza cattiva annoia, irrita,
indispone, quella buona fa sognare. Se non fa sognare o non fa
sognare più, è segno che bisogna cambiare qualcosa. Le nuove
generazioni di autori lo stanno già facendo. E con ottimi risultati.
Vi andrebbe di parlarci dei vostri
progetti futuri?
Claudia: No, porta sfiga. Posso solo
dire che torneremo nei paraggi di Acrosia e di Incroci, non sappiamo
quando. Dario: prendendo un’immagine dal racconto, direi semaforo
rosso! Non mi arrischio a rispondere, dopo quello che ha detto
Claudia! Insomma, stay tuned!
Vi ringraziamo molto per l'intervista e
vi facciamo un grossissimo in bocca al lupo per i vostri progetti
futuri!
Claudia e Dario: Grazie, CREPI!
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