Presentazione Il canto oscuro e Kipple a Cerreto Laziale

Domani 30 giugno la redazione Kipple supporterà Alessio Brugnoli durante una serata di presentazione del romanzo Il canto oscuro (vincitore del Premio Kipple 2011) e della casa editrice Kipple. L'appuntamento è a Cerreto Laziale, presso la nuova biblioteca, alle ore 18.00
Ci vediamo lì?

Intervista a Clelia Farris

Sulla Stamberga dei Lettori è possibile leggere un'interessante intervista a Clelia Farris, autrice de La pesatura dell'anima (Premio Kipple 2010) e La giustizia di Iside. Clelia è un'autrice completa, non banale, ricercata nei termini e nei gusti dei suoi romanzi, è un'esperienza sentirla anche parlare di sé e dei suoi metodi di scrittura. Vi offriamo uno stralcio di questa chiacchierata:
Fantascienza o meno, è certo che i tuoi due romanzi pubblicati per la Kipple, La pesatura dell’anima e il recente La giustizia di Iside con la loro singolare ambientazione in un Egitto ucronico sfuggono a qualunque definizione forzata; com’è nata la scelta di questa ambientazione?
Grazie, sfuggire alle etichette mi viene spontaneo. Qualcuno mi ha detto che questo costituisce anche il mio handicap: gli esseri umani, in genere, prediligono il noto e il già visto, travestiti da novità. Be’, non ci posso fare niente. Volevo un’ambientazione mediterranea, e mi piacciono i luoghi caldi e desertici. L’antico Egitto, col suo culto dei morti, era perfetto per ricamarci sopra qualcosa di nuovo. Uno scenario  presente nell’immaginario collettivo, ma trasformato dalla mia fantasia.
Un particolare che mi ha colpito molto è la riappacificazione tra la tecnologia artificiale e la vita biologica; al di là delle necessità narrative, che vogliono una tecnologia “antica” e naturale, credi sia possibile andare incontro a simili forme di sviluppo sostenibile?
Da quel che leggo, mi pare che la ricerca si stia avviando verso una forma di tecno- biologia; batteri che distruggono la plastica, piante che purificano l’acqua e batterie vegetali appartengono già al nostro mondo, il punto è l ’economia, così com’è strutturata oggi, ci consentirà il passaggio a questa tecnologia? Purtroppo la convenienza di pochi viene prima della razionalità dell’approccio ecologico allo sviluppo mondiale. Per esempio, il fatto che si continui a produrre carta dalla cellulosa degli alberi, quando il tempo ci ha provato che dal lino (tanto per restare nelle Due Terre) si ottiene una carta più duratura e resistente, è uno dei segni della potenza dell’economia.

La giustizia di Iside recensita da AnnessiConnessi

Sul sito AnnessiConnessi è uscita una recensione a La giustizia di Iside, di Clelia Farris; l'ennesima, buona recensione che non possiamo non segnalarvi.
E’ difficile definire in modo lineare questo romanzo di Clelia Farris, La giustizia di Iside.
Abbiamo avuto il piacere di conoscere l’autrice, qualche anno fa, grazie al suo primo romanzo ambientato nelle Due Terre, La pesatura dell’anima (recensito qui), vincitore del premio Kipple, e siamo rimasti catturati dalla complessità della realtà ucronica che ha saputo disegnare.
Questo romanzo giunge come seguito del primo, ma non ne è la sua prosecuzione. Fin dalle prime pagine ci si accorge che le vicende dei protagonisti, oltre che i protagonisti stessi, sono i medesimi presenti nel primo libro. Immersi nuovamente nella realtà delle Due Terre, i protagonisti seguono un’indagine differente, ma gli equilibri che li legano si ripresentano, uguali eppure diversi, come una sorta di dejà vù.
Il giudizio che si evince alla fine dalla recensione è infine buono, molto buono. Le parole finali indicano che
ci sentiamo di consigliare la lettura a tutti gli appassionati del genere, anche a coloro che hanno già letto La pesatura dell’anima, e a fare i nostri migliori in bocca al lupo all’autrice.
Vi ricordiamo che il romanzo è in vendita sia in cartaceo che in digitale, quest'ultimo libero da DRM (in formato sia ePub che MOBI), al prezzo rispettivamente di 11€ e 2,5€. Buona lettura a tutti.

Recensione a Il canto oscuro, di Alessio Brugnoli, Premio Kipple 2011

Su IlFuturoTornato è comparsa una bella recensione a Il canto oscuro, il romanzo di Alessio Brugnoli vincitore del Premio Kipple 2011. Lasciamo spazio alle parole del recensore:
Quarta di copertina.
Il romanzo, vincitore del Premio Kipple 2011, propone al lettore un ottimo esempio di steampunk di ambientazione romana: un panorama d’inizio secolo in cui le sorprese tecnologiche non mancano e l’azione si snoda tra eleganti teatri dell’opera, antiche residenze decadute, bische e la classica Roma “sparita”. Sullo sfondo di un’indagine, avviata per scoprire il responsabile di un crimine, si muove il principe Andrea il quale diventerà, suo malgrado, testimone di un tempo di trasformazione, un tempo che segnerà l’avvento di un nuovo modo di concepire l’elaborazione elettronica.
 Recensione.
Alessio Brugnoli si presenta ai lettori con un romanzo breve ma molto denso, ambientato in una Roma particolarissima che finisce per essere la coprotagonista di tutte le vicende narrate. Le note ucroniche rimangono sullo sfondo, accennate qui e là per dare colore ad alcune fasi del testo e farci riflettere mentre testimoniamo una città rimasta sospesa tra un 1860 alternativo e un inizio del ‘900 che vuole trainarla di forza nel futuro.
In questo romanzo ci sono almeno tre diverse linee di lettura. La prima, quella più logica, è quella di seguire lo sviluppo della trama; la seconda è quella di andare a scoprire tutti i riferimenti alle tecnologie possibili o realmente presenti nella nostra storia e infine la terza, quella di partire alla ricerca di tutti i personaggi storici citati o presenti in questa Roma sospesa tra passato e futuro per scoprire quanti di loro siano divenuti in qualche modo ucronici o siano rimasti fedeli alla versione che conosciamo.
Vi ricordiamo che il romanzo è in vendita sia in cartaceo che in digitale, quest'ultimo libero da DRM (in formato sia ePub che MOBI), al prezzo rispettivamente di 11€ e 2,5€. Buona lettura a tutti.    

Ebook: good vibrations

John Biggs sul suo blog TechCrunch riporta una notizia che appare quasi epocale a chi come noi, opera soprattutto nell'editoria digitale. L'Associazione degli editori americani ha infatti diffuso un report in base al quale negli ultimi 12 mesi, negli USA, i ricavi dalle vendite degli ebook hanno superato quelli provenienti dalla vendita dei tradizionali  libri cartacei "hardcover": 282,3 milioni di dollari contro 229,6. 

Un dato straordinario, se si considera che, appena un anno fa, le cifre erano 223,5 milioni di dollari per gli hardcover e 220 milioni per gli ebook. Non solo: il fatturato degli ebook per bambini è balzato dai 3,9 milioni di dollari del 2011 ai 64,3 di quest’anno. Merito, spiega sempre Biggs, dell’effetto combinato di una maggiore offerta di supporti pensati per le giovani generazioni e della crescente disponibilità di titoli.  

Com'è evidente, si tratta di cifre ancora impensabili per la situazione editoriale del nostro Paese. Tuttavia sono a nostro avviso rivelatrici di una tendenza in atto, e che presto  tardi non mancherà di prendere piede anche in Italia. Non percepite anche voi le prime, vere, good vibrations?

Recensione a La giustizia di Iside e intervista a Clelia Farris

Un'interessante segnalazione ci giunge da Pane e Paradossi, ed è relativa a Clelia Farris e al suo romanzo La giustizia di Iside. In uno stesso post coesistono recensione e intervista all'autrice, e noi ve ne diamo alcuni stralci.
La mia opinione:
Si prova un piacevole straniamento immergendosi nelle pagine di questo libro in cui l’Egitto di un universo parallelo diviene terra di confine tra la vita e la morte.
In una caotica e cinetica contrapposizione tra eccessi moderni (l’uso di biotecnologie e lo spettro di antichi esperimenti genetici) e pura filosofia “verde” applicata alla vita di ogni giorno, si compone un seduttivo affresco, a ricche e vivide penellate, fatto di amori consunti, sodalizi inattesi, intrighi, crimini efferati e misteriosi. Nulla è insignificante o improvvisato. Ogni personaggio mantiene per tutta la narrazione la sua “raison d’être”, mentre pian piano l’ideale si scontra con la realtà, con il conformismo della normalità che mal tollera i richiami a un passato etablissement, si fa sempre più scomodo il mistero della fine della vita e della natura dell’anima e le certezze si sfaldano lasciando spazio al cambiamento. Mettendo in rapporto il crimine con il potere, lasciando la parola ai suoi personaggi a tacendo molti particolari (solo nel glossario finale si avranno alcuni chiarimenti), la Farris dona profondità, credibilità e appeal a tutta la narrazione che, ulteriormente impreziosita da un vocabolario ricco di sfumature e vezzi linguistici (l’ideazione di un dialetto completamente inventato può sconcertare in un primo momento ma attira efficacemente l’attenzione), invita e invoglia il lettore ad esplorare autonomamente l’opera, libero da ogni forzatura o costrizione autoriale.
Una storia immaginifica e sorprendente, raccontata con eclettico rigore da una delle più promettenti autrici italiane che abbia letto negli ultimi tempi.
Ed ecco, invece, alcune domande poste a Clelia:
“La giustizia di Iside” prosegue, pur rimanendo una lettura completamente autonoma, la narrazione iniziata con “La pesatura dell’anima”. Qual è stato l’input, la situazione o il personaggio che ha dato il via alla creazione di questo articolato e visionario progetto?
Si discute spesso dell’utilità della pena di morte. Mi sono chiesta cosa accadrebbe se la morte di un assassino riportasse in vita la sua vittima. Trattandosi di una sorta di resurrezione, mi è venuto spontaneo pensare a Osiride, i miei personaggi fanno un patto col regno dei Morti e nell’antichità non c’erano molte divinità infere con cui trattare. Gli egizi sono stati i primi ad avere un aldilà articolato e pieno di trovate.
La materia, però, era troppo densa, rischiavo di non riuscire a domare tutte le idee e le situazioni che mi erano venute in mente, perciò ho suddiviso l’argomento in due romanzi.
Si fa un gran parlare della profonda crisi che sta attraversando il mondo dell’editoria: troppi che scrivono e pochi che leggono. Come vanno, secondo te, le cose? L’avvento di nuove piattaforme per il self-publishing, come ad es. Amazon, o la crescita dell’offerta di ebook credi stiano cambiando, e se si come, il panorama editoriale italiano?
Ho l’impressione che l’Italia sia lenta a cogliere l’opportunità dell’ebook. Ne è la prova il fatto che alcune grosse case editrici mettono in vendita l’ebook protetto. L’autopubblicazione mi lascia perplessa, elimina il confronto con il giudizio di una persona estranea, che è sempre importante per capire se si è scritto qualcosa di buono.

Recensione a Intervista a Dio, di Giorgio Manganelli

Micromovimenti recensisce il nostro eBook Intervista a Dio, di Giorgio Manganelli. Vi lasciamo alle loro parole, com'è giusto che sia.
Questo è il mio primo ebook, brevissimo ma sostanziale, letto in uno smartphone nei ritagli di tempo mentre si attendeva, qua e la, di fare altro, in quegli scampoli di momenti che altrimenti evaporerebbero nel vuoto. Potere delle tecnologie, quello di impadronirsi del nostro tempo per restituircelo come più ci aggrada, filtrato dalla loro stessa essenza. Si tratta di una delle “interviste impossibili” non presenti nell’omonimo libricino edito dalla Adalphi nel 1997, ma che era già apparsa a settembre del 2001 nel primo numero de “Il caffé illustrato”. Si tratta chiaramente di una delle solite geniali iperboli a cui il Manga ci ha abituato. Un intervista a Dio sarebbe più che impossibile, sarebbe qualcosa di “squadernate” per qualsiasi essere pensante, ma non per il Manga che si ripropone di ridurre la figura dell’onnipotente a qualcosa di più legato al linguaggio e al pensiero umano, magari ad un’immaginazione razionale ma distorta, ma pur sempre molto scatologica, estremamente poco probabile, ma proprio per questa improbabilità, assolutamente manganellesca e divertente. Non c’è un discorso teologico e/o metafisico, quasi subito il registro è quello lessicale. Dalle prime battute si è di fronte ad un dio che cerca di articolare il linguaggio, ne scansiona le regole e la grammatica in modo scombussolato, magmatico e caotico, senza giungere ad un risultato corretto. Solo con l’inizio dell’intervista si rivela essere senziente e in grado di articolare contenuti in modo coerente e grammaticalmente corretto. L’intervistatore è radicale, non intende accontentarsi di “parole generiche” ma nello stesso tempo sostiene di limitarsi alle domande che sono state concordate, di trarre “le domande dal repertorio generale delle domande possibili”; dal canto suo dio sostiene di essere pronto all’intervista e di essere “pieno, gremito di risposte” e spiegando che il più importante dei temi è quello dell’edificazione (attenzione non creazione, ma edificazione), accusa l’intervistatore in modo da esprimere un pensiero che sembra essere formulato dallo stesso Manganelli in riferimento alla pratica stessa dell’intervistare: “Lei non capisce niente. Faccia domande.”. Fin dall’inizio e come giustamente afferma Lietta Manganelli nell’introduzione, la parola di dio poco si discosta da quella dello stesso Manganelli che sembra sfruttare l’occasione, tra tragico e comico, come gli è familiare e congeniale, per invelenire un po’ il clima ed esprimere cose che altrimenti resterebbero inespresse:
Ma pensa un po’: tu dici la parola d’ordine, e il sordo non la capisce, e per un attimo v’è, sulla terra, una duplice incertezza. Ciascuno dubita di aver frainteso o confuso: non sa se deve uccidere, se sarà ucciso, Fa l’esame di coscienza, si affida alle mani della morte, e poi, talora tutto si chiarisce… Delizioso, e sommamente pedagogico.” “Non vi amo, ma odiarvi è troppo faticoso. Io direi che mi fate schifo”.
Tra serio e faceto dio chiede di fare domande e pone come esempi domande che in realtà sono più un interrogatorio, come se fosse un colpevole che deve confessare, il dialogo diviene surreale: le domande sono avulse, non quelle che si farebbero a dio: storia delle strade, sua sociologia, riferimenti a magia e gatti neri, alla velocità della luce, alle rovine… le risposte evasive: la velocità della luce “aumenterà, eccetto nelle curve”, le rovine “sono serie e relativamente economiche”. Si tratta comunque di risposte che non sono quelle che ci si aspetterebbe da dio.
Da tempo nel nostro regno si discute se estendere le rovine fino a fare di ogni cosa una rovina” o “asfaltare l’intero pianeta, così da farlo pulito, lucido, come un teschio, una biglia, un occhio di pesce”. “Costruiremo grandi rovine nel mezzo delle pianure… con grandi autostrade per facilitare l’accesso ai meno abbienti
Con lo svolgersi dell’intervista le due voci, quella dell’intervistatore e quella dell’intervistato sembrano confondersi in un tutt’uno dove sembra non si comprenda bene se è l’uomo ad essere ad immagine e somiglianza di dio o il contrario. Una voce unica che, lontanissima da qual si voglia discorso teologico e quindi tanto più lontana dall'essere la voce di Dio, sembra essere l’eterna eco dell’incongruenza umana e della sua storia: “Una felice collaborazione tra i sulfamidici e gli affreschi del quarto stile darà a tutti la possibilità di mescolare sani godimenti con una ragionevole sudicezza sanitaria. Il progresso è questo.
Ancora una volta in questo breve e geniale scritto, sfruttando l’idea di una intervista veramente e vanamente impossibile, la voce del Manga, tra cinismo e crudeltà, restituisce una visione, si iperbolica e surreale nel linguaggio, ma a ben vedere abbastanza verosimile, sulla realtà umana, sulle sue idiosicrasie e sulle sue ottuse nefandezze.
Giovanotto lei ha troppe opinioni personali. Come giornalista, non deve avere né opinioni né timori né speranze… Lei registra.
Vi ricordiamo che l'eBook Intervista a Dio è in vendita sul nostro portale a 2 €, senza DRM, in formato ePub e Mobi.

Un plebiscito per La giustizia di Iside

Giampietro Stocco sul suo blog recensisce La giustizia di Iside, di Clelia Farris. Ormai cominciamo a perdere il conto dei giudizi (tutti positivi) espressi in Rete su quest'opera e così vi incolliamo qui sotto il post, confidando nella comprensione di Stocco perché, ciò che ha scritto, è bello e, a nostro giudizio, vero.
Clelia Farris torna nel suo Egitto alternativo fatto di ingegneria genetica, misticismo, Rivoluzione verde e poliziotti a metà fra i personaggi di C.S.I. e Grey’s Anatomy, e stavolta, a mio giudizio, centra in pieno il bersaglio. La giustizia di Iside (Officina Kipple) è un sequel molto più riuscito del premiato La pesatura dell’anima. Un romanzo maturo, che può leggersi anche come “stand-alone” e in cui l’autrice finalmente coglie l’invito a spogliarsi delle velleità mainstream. Il prodotto è una storia in cui le tossine superstiti di “bella scrittura” integrano un sapiente intreccio in cui non c’è personaggio fine a se stesso o azione manierata che non siano del tutto funzionali alla vicenda. Tento di spiegarmi.
Di nuovo abbiamo una catena di delitti da chiarire, di nuovo i protagonisti saranno costretti ad affrontare un mondo costruito su un misticismo, si diceva, post-egizio, in cui la trovata geniale è sovrapporre una Rivoluzione Verde – ne La Pesatura dell’anima, come ahimé, molte altre originalità, appena abbozzata – che ha messo da parte il regime faraonico, qui indicato semplicemente come la Dinastia. E questo regime perennemente provvisorio riesce a giustificare anche le scivolate stilistiche allusorie e implicite che caratterizzano da sempre la scrittura di Clelia Farris, autrice di fantastico tra le migliori del nostro Paese; direi un autrice che si avvia a essere di gran lunga la migliore nel suo genere, ora che la strada è stata delineata con precisione.
Dello stile più asciutto ho già detto all’inizio. Un romanzo di genere non può prescindere da una solida trama: di norma il lettore di mistery, fantascienza o noir non si fa ingannare dalle “fighetterie” di maniera, ma vuole personaggi credibili, o comunque solidi e “carnosi”. Clelia Farris ci regala alcuni esempi da antologia, dall’ambigua protagonista Naïma all’irresistibile Sirah, sorta di Will principe di Bel Air trapiantato fra le Piramidi, con la sua esilarante parlata denderiana, uno slang che si avvia, a livello di culto, a raggiungere le vette letterarie del siciliano di Andrea Camilleri.  C’è poi un divertimento di fondo nel delineare intrecci sentimentali fra i protagonisti che richiama le fiction di Fox, appunto C.S.I. per l’impianto poliziesco e i gadgets da indagine scientifica, e anche un po’ E.R. e soprattutto Grey’s Anatomy per i dolori di cuore dei personaggi. Niente di male, se funziona, e qui la ricetta funziona benissimo.
Infine, l’aspetto più propriamente di genere di questo romanzo, vale a dire la sospensione dell’incredulità che avviene con la descrizione delle creature del Mondo_di_Sotto e soprattutto del serdab. Sono stato tra quelli che in passato molto ha criticato Clelia Farris per un approccio un po’ snob alla scrittura. Ciò nonostante ho sempre pensato che, sotto i manierismi esagerati e osannati da una certa critica, ci fosse un patrimonio sconfinato di qualità letterarie. Posso dire con un certo orgoglio di non essermi sbagliato. Ne La giustizia di Iside mi inchino dunque con piacere alle scarne pennellate con cui si evoca un dimensione “altra”, sotterranea nel vero senso della parola. Basta cortine fumogene impressionistiche, i mostri sono “semplicemente” esperimenti genetici andati a male.
E chi, dunque, o cosa sarà la Iside che dimora nel serdab, alla quale non si può mentire, e intorno alla quale ruota l’intero sistema giudiziario di questo Egitto onirico ma non più metaforico come un tempo? Nel romanzo, il serdab così deludentemente evocato ne La pesatura dell’anima emerge come una dimensione alternativa ben definita, e la vena di Cezanne lascia spazio a un ben più solido tratto alla Kirchner, avvicinando Clelia Farris a maestri del genere fantastico impegnato come China Miéville; se vogliamo, la svolta giova anche al sottofondo sociale, tanto sbandierato da chi ha amato Rupes Recta e Nessun uomo è mio fratello, opere in cui invece, a mio avviso, il calligrafismo oscurava gran parte dello sforzo narrativo, precipitando il lettore nel tedio del sermone politico.
In poche parole: originalità dell’ambientazione, solidità dell’impianto narrativo, stavolta collocato in pieno nel genere, personaggi corposi e ben caratterizzati: il risultato è un romanzo che si fa godere dalla prima all’ultima pagina e in cui anche qualche scivolone da mainstream si rivela strategico, come una riga di evidenziatore che permette di riprendersi se si smarrisce il filo. Unico appunto, forse, il manierismo di intitolare i capitoli con la prima frase dei medesimi: già letto, già visto, già archiviato, da non ripetere, grazie. A parte ciò, insomma, una maturazione stilistica convincente e veloce che permette a Clelia Farris di ritagliarsi un posto di rilievo assoluto in un genere, come quello fantastico, che in Italia vede tanti, modestissimi, artigiani e davvero poche voci in grado di sollevarsi dal mucchio. Complimenti.
Vi ricordiamo che il romanzo è in vendita sia in cartaceo che in digitale, quest'ultimo libero da DRM (in formato sia ePub che MOBI), al prezzo rispettivamente di 11€ e 2,5€. Buona lettura a tutti.   

Il nostro saluto a Ray Bradbury

Ieri 5 giugno 2012 è morto Ray Bradbury, uno dei più celebri autori di fantascienza.
Celebre soprattutto per Cronache Marziane, L'uomo illustrato e Fahrenheit 451 (da cui è stato tratto il celebre omonimo film di François Truffaut).
Olte al saluto di rito, due considerazioni nostre.
Molto interessante l'idea di Fahrenheit 451 (temperatura i cui cominciano a bruciare i libri), in cui il contenuto dei libri (censurati e condannati al rogo) viene memorizzato, creando così uomini-libro. Un'analogia la vedo negli ebook, che mantengono il contenuto a prescindere dal contenitore e trovano libertà di circolazione, almeno nella rete e nei supporti digitali.
Altra considerazione è che Bradbury è un dei pochissimi autori di fantascienza più volte considerato mainstream, e che grazie a questo ha raggiunto un pubblico più ampio.
Oggi molti l'hanno salutato come "maestro di sogni", probabilmente perché "maestro della fantascienza" sarebbe stato (per loro) riduttivo: l'ennesimo atteggiamento sospettoso nei confronti di questa "parolaccia".

Scrittevolmente recensisce La giustizia di Iside

Su Scrittevolmente esce una recensione a La giustizia di Iside, di Clelia Farris, romanzo apprezzato in lungo e in largo per l'intera Rete; ormai siamo alla quarta segnalazione di fila, e tutte quante sono positivi. Ma andiamo su Scrittevolmente...
Libro seguito – gemello di La pesatura dell’anima; Clelia Farris ritorna con un romanzo fantascientifico ambientato in universo alternativo dai tratti egizi ed ecologici, un pittoresco mondo a metà tra un passato pregno di misteri e fascino e un futuro innovativo e sorprendentemente colorito.
La storia parte con l’omicidio di un membro importante della cerchia dei Sette, e per ripristinare la giustizia è necessario trovare un nuovo componente che compia il rituale con Iside. Naïma non è felice di essere la prescelta, ma il suo senso del dovere la spingono non solo a far buon viso a cattivo gioco, ma anche a violare le parole della Medithe per cercare un vero colpevole da condurre davanti alla Dea.
La narrazione è come al solito coinvolgente, pregnante e che non lascia respiro, personaggi che nelle pieghe della loro psiche si snodano lungo una trama intricata ma che via via si chiarisce fino a ritrovare un bandolo inaspettato, curioso quando originale, ammirevole, che ci spiega qualcosa in più sul famigerato Mare-di-Sotto.
Il world building è costruito con maestria e accuratamente studiato, mescolando tecnologie moderne a quelle futuristiche o anacronistiche, l’interessantissimo uso della flora permea tutta l’opera con un’aura gradevole e incantevole, usi e costumi dell’antico popolo del Nilo vengono ibridati con una fantascienza spicciola e assolutamente priva di infodump, per una lettura piacevole e sempre densa di scoperte che a volte fanno sorridere, a volte sono agghiaccianti.
Un libro consigliato a chi adora le trame ingegnose senza che siano raffazzonate, e a chi ama la fantascienza sperimentale di ottima qualità.
Vi ricordiamo che il romanzo è in vendita sia in cartaceo che in digitale, quest'ultimo libero da DRM (in formato sia ePub che MOBI), al prezzo rispettivamente di 11€ e 2,5€. Buona lettura a tutti.  

Continuano le recensioni a La giustizia di Iside

Clelia Farris ha una scrittura e tratta temi indubbiamente fascinosi. Prova ne è il continuo fiorire di recensioni ai suoi lavori di cui vi diamo prontamente segnalazione. In quest'occasione diamo risalto al blog di Daniele Barbieri.
Nell’altro Egitto di Clelia Farris ci sono i Sette, una super-squadra poliziesca, che – in certe condizioni – possono scambiare l’anima di chi è stato ucciso con quella della vittima.
Gran romanzo questo «La giustizia di Iside» che è uscito nella collana Avatar – della genovese Kipple Officina Libraria – prima in e-book e ora in cartaceo (240 pagine per 15 euri).
Al centro della trama sono i Sette. La squadra non può funzionare (o meglio: non può tentare di richiamare in vita i morti) se è incompleta. Così quando Menes è ucciso, al suo posto viene chiamata Naima che in quel momento è a caccia di un assassina/o – o di una maga? – che dissangua le vittime ma alla cui esistenza poche/i credono. Naima è una poliziotta metodica quanto sentimentalmente inquieta: la promozione non le piace soprattutto quando passa l’esperienza traumatica del Serdab, la stanza segreta dove i Sette evocano Iside per lo scambio delle anime. Alla fine Naima risolverà, quasi da sola, il mistero ma il futuro dei Sette forse non dipende solo dagli esiti di una congiura politica (il vecchio regime che rialza la testa? I Greci?) ma dalle loro deficienze umane prima che investigative, dai limiti dell’obbedienza alla realtà. O per citare Eraclito: «La guerra è comune, la giustizia è contesa e tutto accade secondo contesa e necessità».
L’altro Egitto della Farris è un perturbante misto di moderno, antico e X. C’è il culto dei morti ma anche la lotta all’inquinamento industriale. Si comunica con l’ostrakon, una conchiglia il cui mollusco è stato modificato geneticamente. Le droghe sono all’incirca tollerate ma c’è grande allarme per il mazut, una sostanza psicotropa ottenuta dalla cottura degli animali di quel Mare-di-sotto dove abitano creature che possono finire nelle leggende metropolitane ma anche nei laboratori dove il dottor Wandjiuk mostra a Naima il pharmakos, una sorta di murena succhia-sangue.
Intorno ai delitti misteriosi l’autrice tira molti fili e storie parallele. Uno stupro recitato. Un personaggio (Sirah) che parla un linguaggio tutto suo, stile «drughi» nel film «L’Arancia meccanica». L’indefinita/o Yael che compare all’inizio di alcuni capitoli ma la cui identità sarà svelata solo nel tourbillon finale. Bio-barche. Mutazioni. Resuscitati che non gradiscono di tornare fra i vivi anche perché a volte «è miserevole la qualità di vita di un ritornato» e intorno si sente dire «bisognerebbe essere morti del tutto quando si è morti a metà». Un archivio costruito sui gomitoli di filo di lino tessuti dalle aracne. E molte, spiazzanti congruenze/incongruenze storiche: come il Teatro Bergman di Nuova Stoccolma dove si mette in scena una «Medea» modernizzata con l’attore che estrae una pistola «da sotto il peplo» e spara al pubblico («non si è mai capito se fossero feriti reali o attori seduti in platea»).
Di investigatori dell’incubo (copyright Tiziano Sclavi?) sono piene fantascienza e fantasy, magari passando per Eco e Yourcenar, ma la cagliaritana Farris sembra destinata a inventare un nuovo sottogenere egitto-centrico, lasciando il segno per qualità di trame, personaggi e scrittura.
Se vi verrà la voglia di recuperare i suoi libri precedenti – «Nessun uomo è mio fratello» e l’alter-egiziano «La pesatura dell’anima» – trovate in blog (rispettivamente 19 febbraio 2010 e 5 aprile 2011) le mie recensioni piene di ammirato stupooooooore.
Vi ricordiamo che il romanzo è in vendita sia in cartaceo che in digitale, quest'ultimo libero da DRM (in formato sia ePub che MOBI), al prezzo rispettivamente di 11€ e 2,5€. Buona lettura a tutti. 

Segnalazioni da Il borghese

In questa sede ci fa piacere segnalare anche le attività collaterali della nostra redazione, come è stato per il lieto evento di ieri, che riguarda Francesco Verso.
Sul prossimo numero 6 de Il borghese compare un articolo-recensione a Ci sono stati dei disordini, il romanzo scritto da Luigi Milani (ufficio stampa Kipple) e ambientato nel G8 di Genova, edito da Delirium in eBook; firma l’articolo Errico Passaro, conoscenza navigata del mondo connettivista, nonché abile giornalista e amico.
La trama del libro prende le mosse dalla scomparsa nel nulla del celebre fotoreporter Luca Olivieri, dopo una violenta lite con la moglie. È proprio la donna, il medico Silvia Mercadante, a tentare il possibile e l’impossibile per rintracciare il compagno – che, come si scopre in seguito, è stato mandato a Genova a realizzare un reportage sul G8 del 2001 – e cercare poi di ricostruire l’accaduto.
Nella prefazione, Antonella Beccaria, giornalista de Il Fatto Quotidiano, scrive con suggestionante partecipazione: «Libera reinterpretazione di una vicenda vissuta o episodio mai accaduto non è importante. L’importante è il racconto della casualità. Di quella casualità che ti fa decidere dall’uno al due, senza riflettere troppo perché non c’è tempo né voglia, che ti fa scegliere a un bivio quale strada inforcare. Destra o sinistra? Verso il mare o verso le alture? Nessuna opzione fornisce un suggerimento, nessun segno è indicatore di un presagio. Scegli e può non accadere niente. Oppure può accadere tutto. Senza possibilità di tornare indietro. E allora si va avanti, nella consapevolezza che a quel punto l’unico fattore determinante diventa non dimenticare. Mai più».
Significativo il fatto, a mio avviso, che a recensire un romanzo di questo tipo sia un un giornale che potrebbe avere altre idee su quegli episodi di più di dieci anni fa, segno positivo del mutare dei tempi che, forse, ci prospettano un futuro meno ancorato a vecchi pregiudizi e concetti.
Nello stesso articolo compare anche una segnalazione a Due mondi, di Francesco Verso (coeditor di Avatar), uscito per la Kipple:
Verso tenta con successo un superamento dei confini tra il genere fantascientifico e il fantasy, quest’ultimo inteso però in una suggestiva accezione «biotecnologica». Il suo racconto è ambientato in un futuro remotissimo, su una Terra molto diversa da quella attuale, dove l’evoluzione umana ha intrapreso percorsi che hanno portato all’avvento di altre razze; ma la presenza misteriosa di una Torre dei Semi riaccende in alcuni individui nuove speranze e il desiderio utopistico di ristabilire gli antichi equilibri ambientali.

Francesco Verso vince il Premio Letterario Odissea ∂ Fantascienza.com

Come segnala Fantascienza.com, il vincitore di quest’anno del Premio Odissea indetto dalla casa editrice Delos Books è Francesco Verso, con il suo romanzo Livido.
Verso vince la quarta edizione di questo premio, dedicato ai romanzi inediti di fantascienza, fantasy e fantastico.
Ambientato in un mondo di un futuro non molto lontano in cui la spazzatura è diventata fonte di sostentamento per intere classi sociali, che vivono dell’arte del riciclo. “Palta”, viene chiamata: un mare di sudiciume nel quale cercare oggetti di valore, pezzi di tecnologia funzionanti, riparabili o riciclabili. Un mare dal quale i disperati che vivono ai margini della città, come antichi pescatori, ricavano con pazienza e fatica, e talvolta anche affrontando gravi pericoli, il proprio sostentamento.
È in queste atmosfere che prende corpo la storia di Peter Pains e del suo amore impossibile per Alba Vincente, un amore ostacolato dal perfido fratello di Peter, Charlie, e che trasformerà la vita di Peter in una caccia continua, alimentata dall’energia inesauribile del livore della pelle e dell’animo.
Qui dalla redazione Kipple facciamo i complimenti al nostro editor Francesco per questo suo nuovo risultato che, di luce riflessa, illumina anche noi.

Sullo Steampunk e sul Premio Kipple 2011

Un interessante articolo indaga i molteplici rivoli dello Steampunk, rendendone chiare le origini. Su UrbanFantasy.Horror.it. In questo filone trova il suo posto anche Il canto oscuro, di Alessio Brugnoli, vincitore dell'ultimo Premio Kipple, in vendita sia in cartaceo che in eBook senza DRM:
Un ottimo esempio di steampunk di ambientazione "romana": un panorama d'inizio secolo in cui le sorprese tecnologiche non mancano e l'azione si snoda tra eleganti teatri dell'opera, antiche residenze decadute, bische e la classica Roma "sparita". Sullo sfondo di un'indagine, partita per scoprire il responsabile di un crimine, si muove il principe Andrea il quale diventerà, suo malgrado, testimone di un tempo di trasformazione, un tempo che segnerà l'avvento di un nuovo modo di concepire l'elaborazione elettronica.
Ecco perché è salutare parlare di questo sottogenere come di una risorsa per tutta la SF e il Fantastico, in senso lato. Per illuminarvi meglio, incollo qui sotto il post di UrbanFantasy.Horror.it. Buona lettura...
E se la storia avesse preso una piega diversa? Se il mondo andasse… a vapore?
E’ in questo “what if” che si pone lo steampunk, un genere letterario che nasce verso la fine del XIX secolo e che, almeno nel suo avvento in epoca tardo-vittoriana, fu classificato come fantascienza. Solo da pochi anni ha assunto dignità e fisionomia propria, specie con l’avvento di scrittori quali China Mièville, Paul di Filippo e James Gurney che hanno mescolato universi paralleli a sviluppo industriale e romanzo scientifico. Recenti poi sono i romanzi di Alexia Tarabotti, che ha mescolato fantasy puro a steampunk, creando un universo alternativo e originale.
Ma cosa è precisamente lo steampunk? Questo genere riguarda romanzi la cui ambientazione è, nella stragrande maggioranza dei casi, la Londra Vittoriana, in un mondo a metà strada tra la città di Sherlock Holmes, quella di Jack the Ripper e quella di H. G. Wells. In esso dominano le macchine che vanno a vapore, vi sono automi meccanici, esiste una tecnologia informatica su base analogica, viaggi spaziali e i costumi sociali sono rigidamente codificati. Le atmosfere e le ambientazioni di Conan Doyle, Jules Verne, H.G. Wells sono lo scenario prediletto di questo genere letterario che mescola rigore scientifico alle infinite possibilità dell’evoluzione umana.
Oggi, il concetto di steampunk è diventato un unico contenitore che ricomprende la narrativa fantastica ambientata in un XIX secolo alternativo e non solo: vi sono anche i romanzi scientifici che si ispirano a Wells e Verne  o alla rivoluzione industriale, e sono ammessi influssi fantascientifici, noir, gothic o horror. Spesso, la parola steampunk è associata all’ ucronia (letteralmente significa “nessun tempo”) che potrebbe rappresentare la vera chiave di lettura del genere. In realtà, indica un mondo in cui la storia umana ha percorso strade alternative, generando una realtà parallela, diversa o  - appunto – alternativa, in cui l’evoluzione sociale, politica e tecnologica ha avuto esiti imprevedibili, magari con il condimento di società segrete e complotti politici (un esempio: il romanzo “La svastica sul sole” di Philip K. Dick).
Questo genere letterario preconizza una società dove il vapore ha fortemente condizionato la tecnologia. Persino astronavi e aeromobili si avvalgono di questa forza. Altra componente essenziale è il metallo. Ferrovie, navi, armi, macchine per il sapere (calcolatori simili a computer) semplici oggetti di uso quotidiano: tutto è dominato dal ferro, dall’ottone, dal nickel… persino la biancheria intima. Corsetti vittoriani  dall’anima rigorosamente di metallo per tenere a freno eroine disinvolte e sprezzanti del pericolo. E’ l’apoteosi della macchina, inserita come entità invasiva, quasi protagonista assieme ai personaggi (umani e non).
Questo riguarda la maggior parte della produzione cinematografica e letteraria. Esistono anche altri setting, quale ad esempio lo steampunk western (come Wild Wild West), il sandal punk (ambientazione greco o romana) o lo steampunk medioevale (Un americano alla corte di Re Artù, di M. Twain).  Vi sono anche contaminazioni con il fantasy puro e il weird: la magia si mescola al mondo delle macchine, così come accade nei romanzi del ciclo di Perdido Street di Mièville o in quelli di Bill Pullman. Tuttavia la loro importanza è marginale rispetto alle storie ambientate appunto nell’era del vapore, the age fo steam.
Lo steampunk si trova a suo agio non solo con la carta stampata ma anche con le nuvolette animate. I fumetti di genere rappresentano una fetta di produzione cospicua, a cominciare dalle graphic novel della serie League of extraordinary Gentelmen (tra cui annoveriamo come protagonisti Mina Harker – vampirizzata – Dorian Gray e Tom Sawyer), da cui è stato tratto un film nel 2003. Questa è solo la punta di un iceberg sconosciuto ai più: esiste una produzione fumettistica vastissima, sia occidentale che orientale, con manga ed anime come Il castello errante di HowlI Cieli di Escaflowe, Full Metal Alchemist e Il mistero della Pietra azzurra, quest’ultimo direttamente legato all’immaginario di Verne.
E’ sul grande schermo che lo steampunk trova maggiormente spazio: I tre moschettieri, da poco sui nostri schermi, vede navi a vapore e attrezzature da palombaro assolutamente anacronistiche; Van Helsing (con Hugh Jackman), nel quale il cacciatore di vampiri diventa un testosteronico campione di volo chiamato a distruggere una clinica della fertilità ante litteramPiramide di Paura (con un giovanissimo Sherlock Holmes), Ritorno al Futuro III (puro esempio di western steampunk) The Prestige, Wild Wild West, Vidocq (una produzione francese con G. Depardieu davvero originale) e soprattutto Sherlock Holmes di Guy Ritchie, in cui l’aderenza al personaggio di Conan Doyle è minima, ma è forte la contaminazione dello steampunk. Vi sono anche serie televisive che hanno pesato a piene mani nel mondo dello steampunk: basti pensate che l’ultimo speciale natalizio del Doctor Who (2010) è ambientato a metà tra un’astronave del futuro e un mondo alternativo dominato dal vapore in cui esiste da criogenia e dove le nuvole possono essere comandate da una sorta di megacomputer con i pulsanti d’ottone.
Un discorso a parte va fatto per la trilogia della Bussola d’oro di Bill Pullman. Taluni la riconducono al fantasy puro, ma gli elementi meccanici di cui si avvalgono i protagonisti, a cominciare proprio dalla Bussola di Lyra, sono sicuramente riconducibili alle categorie dello steampunk. A maggior ragione, questa riflessione può applicarsi alla riduzione cinematografica, per cui questi romanzi dovrebbero essere ascritti a quella terra di nessuno tra fantasy e steampunk cui si è accennato sopra.
Infine, una parola sul mondo dei giochi di ruolo e videogiochi a tema steampunk: sono numerosissimi, spia di una sottocultura che ha influenze sia nell’abbigliamento che nella musica e che influenza sia i gothic, che i punk. Dunque un fenomeno da considerare attentamente, che molto può ancora dare alla letteratura di genere.

Nuova recensione a La giustizia di Iside

La stamberga dei Lettori recensisce La giustizia di Iside, di Clelia Farris. Dopo la segnalazione di pochissimi giorni fa ecco un altro parere sul libro di una delle nostri autrici di punta.
Quando ho finito di leggere La pesatura dell'anima, il primo romanzo pubblicato per la Kipple, ho subito pensato: c'è bisogno di un seguito! Il mondo creato dall'autrice era talmente affascinante da apparire fin troppo compresso e limitato in un solo romanzo di duecento pagine. Nel giro di un anno, la mia richiesta è stata esaudita!
Con La giustizia di Iside Clelia Farris torna a farci viaggiare nelle Due Terre: l'anacronistico, ucronico Antico Egitto dal sapore steampunk. Nell'epoca che ha visto il declino delle dinastie e l'ascesa di una nuova forma di governo ufficiale, a detenere il potere e il controllo sulla vita e sulla morte sono i Sette, una squadra speciale che si occupa di omicidi, in collaborazione con i Giudici della Morte e la dea Iside. Apoteosi dell'antichissima legge del taglione, i morti per omicidio possono esser resuscitati, la loro anima viene data indietro in cambio dell'anima dell'omicida. Un sistema, però, non infallibile, fosse solo per il peso psicologico che grava sui sette membri della squadra: e tanto basterebbe  a chi volesse metterli fuori gioco, come le creature del Mare di sotto. Ma alla fine è con se stesso che ognuno dei sette dovrà fare i conti.
La trama di fondo è essenzialmente un giallo, ma il vero asso portante del romanzo è il gioco tra i personaggi: tutto ruota attorno alle loro relazioni e ai loro conflitti personali. La protagonista, Naima, donna apparentemente forte, ma molto complessa e in conflitto con se stessa, guida di fatto una schiera di personaggi che, ognuno a modo suo, compierà una trasformazione - scelte drastiche incluse - che attraversa l'intero romanzo, mentre il nemico invisibile abbatte, colpo dopo colpo, l'inganno del perfetto controllo della squadra e i loro equilibri.
A fare da sfondo è un'ambientazione, come già detto, estremamente affascinante, originalissima, ottimamente tratteggiata. Senza mai risultare eccessiva, senza mai appesantire la narrazione con digressioni e spiegoni - complice anche un apparato stilistico all'altezza - l'autrice stordisce inizialmente il lettore con un forte straniamento, per poi abituarlo facilmente al mondo fantasioso, ai suoi termini tecnici (grazie anche al dizionarietto) e persino al suo dialetto. Il lavoro inventivo della Farris è notevole e merita il plauso, a cominciare dal profilo linguistico e stilistico. Come ho già detto nella recensione al precedente romanzo, colpisce soprattutto il rovesciamento della nostra società contemporanea e il riappacificamento della tecnologia con la natura.
Se, rispetto al romanzo precedente, l'autrice è andata molto più a fondo nella cura dell'ambientazione e nella caratterizzazione dei personaggi, che raggiunge livelli molto alti, permangono difetti e qualche debolezza strutturale. Innanzitutto, a costo di suscitare l'accusa di una lettura poco attenta, confesso qualche perplessità sulla continuità tra i due romanzi ambientati nelle Due Terre: se è vero che La giustizia di Iside può esser letto come romanzo a sé stante, non si capisce perché effettivamente se ne parli come seguito, al punto che non manca qualche incongruenza con la trama del romanzo precedente. 
Una debolezza strutturale si fa evidente nella narrazione, specie nella scelta del fuoco multiplo: per quanto sia azzeccata la narrazione in terza persona, ben lontana però da uno stucchevole narratore onnisciente, il frenetico e schizofrenico cambio di punto di vista rende molto difficoltosa la lettura; se a questo si aggiunge l'abitudine dell'autrice a non rendere facilmente riconoscibili i tanti personaggi, e il forte straniamento iniziale, la lettura si fa ancora più lenta, rendendo necessario talvolta tornare indietro e rileggere.
Tali debolezze non guastano irrimediabilmente la lettura di quello che rimane, comunque, un bel romanzo, originalissimo, che ha molto da dire; una lettura che, a tenere conto del panorama italiano, va certamente consigliata e fortemente incoraggiata.
Vi ricordiamo che il romanzo è in vendita sia in cartaceo che in digitale, quest'ultimo libero da DRM (in formato sia ePub che MOBI), al prezzo rispettivamente di 11€ e 2,5€. Buona lettura a tutti.

Archivio