Sul blog Literaid è apparsa una recensione del romanzo vincitore dello scorso Premio Kipple, La pesatura dell'anima, capolavoro di Clelia Farris che a distanza di un anno continua a mietere successi di critica e non solo.
Eccovi una breve estrapolazione della recensione:
Questo romanzo fin dall’inizio spiazza il
lettore: ci si ritrova immersi in un ambiente a metà tra l’antico e il
futuristico e molti termini usati nelle descrizioni di cose e azioni
traggono ispirazione dal mondo egizio.
L’autrice, quindi, ci offre un Egitto non
reale ma immaginario, anche se qualcosa di storico, vero e mitologico,
si può cogliere in molti brani.
La pesatura dell’anima è un bel giallo dai risvolti politico-religiosi e l’intrecciarsi delle varie storie mantiene un buona tensione fino alla fine.
I vari personaggi sono ben
caratterizzati, hanno specificità, linguaggio, comportamento che ce li
rende molto credibili; solo Naïma, quasi sempre presente nella storia,
appare troppo algida, di poco spessore, dal passato poco chiaro a
paragone dei suoi colleghi.
Anche i vari ambienti, i vari luoghi sono
descritti bene, fin nei minimi particolari. Alcuni marchingegni
rivelano un’immaginazione fervida supportata, si presume, da ricerche in
vari campi (meccanico, agricolo e biologico).
Non mancano brani in cui il lettore possa
fare riferimento a situazioni attuali: si parla di desertificazione,
disastri ambientali e corruzione.
Nessun commento:
Posta un commento