Come promesso, ecco presto noto il link per scaricare i libri elettronici (SENZA DRM) della Kipple/Avatar dal noto sito Simplicissimus.it.
I prezzi sono notevolmente più bassi del corrispettivo cartaceo e potrete, quindi, leggere i nostri libri su qualsiasi dispositivo elettronico o in grado di leggere il formato ePub, come lettori eBook, TabletPC (tipo l'iPad), NoteBook, NetBook, Pc, Palmari e SmartPhone di qualsiasi tipo.
La carta è ormai un retaggio del passato, od ostaggio del lusso.
Kipple WebLog
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Reparto e-book
Come riportato stamani sul sito Fantascienza.com, Avatar e Capsule si scindono in e-Avatar e e-Capsule, così da portare nel mondo digitale le nostre pubblicazioni.
A giorni, quindi, i nostri titoli già usciti in cartaceo per queste collane saranno reperibili sul portale nazionale Simplicissimus, a un prezzo nettamente più vantaggioso rispetto al cartaceo. Non applicheremo nessun DRM, noi crediamo che il lettore non vada limitato in nessun modo e crediamo, invece, che egli debba leggere ciò che gli piace su qualsiasi device disponibile, senza assurdi procedimenti informatici di autenticazione.
Inoltre, per quanto riguarda i libri tradizionali, la distribuzione si sta estendendo anche alle librerie di Sardegna, Lazio, Lombardia e Canton Ticino.
KeepTalking...
A giorni, quindi, i nostri titoli già usciti in cartaceo per queste collane saranno reperibili sul portale nazionale Simplicissimus, a un prezzo nettamente più vantaggioso rispetto al cartaceo. Non applicheremo nessun DRM, noi crediamo che il lettore non vada limitato in nessun modo e crediamo, invece, che egli debba leggere ciò che gli piace su qualsiasi device disponibile, senza assurdi procedimenti informatici di autenticazione.
Inoltre, per quanto riguarda i libri tradizionali, la distribuzione si sta estendendo anche alle librerie di Sardegna, Lazio, Lombardia e Canton Ticino.
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L’inesperienza connettiva di Antonio Scurati
Partendo da una riflessione su Calvino riguardo al suo primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno, Scurati s’inerpica nella complessa questione della cultura (e dell’immaginario collettivo) di massa.
Ripercorre una strada già indicata da “gente” come Paul Virilio, Roland Barthes, Michel Foucault, Guy Debord, Edgar Morin, Umberto Eco e, aggiungo io, Marshall McLuhan, Pierre Levy, e, perché no, Jean Baudrillard. Si parla ormai, mi vien da dire, delle solite cose: che la realtà e la finzione hanno i confini sempre più labili, che vivono sempre più in un regime di “confusività” (ottima questa parola usata da Scurati), che la finzione stessa prevale sulla realtà, che “il vero è un momento del falso” (Debord). Ora: non ci sarà mica bisogno di fare tanti esempi, vero? Basta che vi citi qualsiasi reality show in tv, “roba” tipo Il codice Da Vinci (Reality Novel?) nella letteratura, The Blair Witch Project e Paranormal Activity al cinema, la body-art nell’arte e la “fantastica” novità dei Reality Crime per farvi capire di che stiamo parlando. Oggi non è più importante capire dove sta il vero, anche e soprattutto perché la finzione stessa modifica il vero. Questo è un comportamento del tutto quantistico (nella meccanica quantistica l’osservazione modifica il fenomeno), che riporta il mondo alla concezione eraclitea del panta rei, un flusso indistinto e ininterrotto dove ogni contenuto è dissolto. E fin qui ci siamo.
A un certo punto di questo La letteratura dell’inesperienza Scurati si preoccupa del ruolo dello scrittore: la sua non è più un’esperienza diretta (della guerra, per esempio, come nel primo libro di Calvino), ma un’esperienza mediata, e quindi, di fatto, un’inesperienza. In pratica per Scurati, nel fiume dell’eterno presente si è costantemente immersi, ma non ci si bagna mai.
Mi riserverei di non essere d’accordo, se non capissi, andando avanti nella lettura, le sue intenzioni: secondo me di fatto viviamo sempre esperienze mediate, tranne forse, la morte.
L’inesperienza di Scurati è il giudizio che egli dà a questo fenomeno: bisogna resistere alla cultura di massa, sostiene.
E non si può non essere d’accordo: è necessario, è vitale, discernere ciò che è giusto da ciò che non lo è. Frase forte che non avrei mai pensato di scrivere. Del resto, bisogna essere sinceri, il giudizio provoca proprio questo: cose giuste e sbagliate. Questo non vuol dire separare il vero dal falso, visto che è quasi impossibile, ma giudicare in base a uno statuto, una costituzione che ci dica quale immaginario collettivo giova all’uomo e quale gli va contro, che cerchi di dividere il flusso della realtà fittizia e virtuale (direi epica) a favore della vita e la tendenza all’autolesionismo.
Facile a dirsi: ma come fare?
Scurati stesso, sui rende conto quanto è difficile: il suo Rumore sordo della battaglia, tentativo meta-pop, pur riuscendo, risulta essere identico a un romanzo pop (come lui stesso sostiene). Eppure: “lo scrittore deve continuare a essere il veleno del proprio ambiente sociale” e qui bisogna innanzitutto pensare a quello che sta succedendo a livello psicosociale: la sfocatura tra reale e immaginario libera l’uomo dall’esperienza della propria mortalità e la affranca nella mortalità degli altri. E non bisogna essere Gesù Cristo per capire che questo è la cosa sbagliata.
Il Connettivismo, nell’esaltazione di alcuni fenomeni della contemporaneità, da un lato sposa questo sfumato, dall’altro (e lo dico con cognizione di causa, conoscendone i più importanti membri) rimane su posizioni critiche, slegate dai fenomeni di massa.
Insomma, abbiamo bisogno di persone che compongano una sorta di “Fondazione (alla Asimov) costituzionale dell’immaginario di massa”, un gruppo di persone che, lungi dal censurare, si limiti a giudicare da posizioni di isolazionismo intellettuale.
Comincio io: Reality crime no; Talent show sì; Dan Brown no; Wu Ming sì; diffusione payTv no, diffusione internet sì; chirurgia estetica curativa e/o artistica sì, chirurgia estetica per canonizzazione proprio aspetto no; Inception sì, Avatar (il film) no...
Oggi è il LinuxDay!
Due articoli su Repubblica.it ci mostrano diversi spetti di questa giornata. Il primo fa una rapida panoramica sulla realtà dell'OpenSource mentre il secondo analizza la rapida ascesa di Android, il S.O. di Google elaborato da licenze GNU di Linux.
Il futuro è quindi nell'OpenSource; ogni giorno che passa decreta la morte dei sistemi chiusi quali Windows, quali le soluzioni sposate da Apple e la stessa filosofia abbracciata da RIM con il suo BlackBerry, perché il futuro non sarà molto probabilmente sui Pc bensì sugli oggetti da pocket, quali smartphone, tablet e lettori di ebook.
Il futuro è quindi nell'OpenSource; ogni giorno che passa decreta la morte dei sistemi chiusi quali Windows, quali le soluzioni sposate da Apple e la stessa filosofia abbracciata da RIM con il suo BlackBerry, perché il futuro non sarà molto probabilmente sui Pc bensì sugli oggetti da pocket, quali smartphone, tablet e lettori di ebook.
Il Futurismo
Suggestioni fantastiche e utopiche dell’architettura futurista è in bel saggio a firma di Gianfranco De Turris che percorre il ventennio creativo del Movimento, analizzando minuziosamente ogni rivolo creativo dell'ensamble che ha visto EffeTi Marinetti come unico ispiratore vero, come unica macchina pensante di tutto il variegato e - a volte - confusionario gruppo di artisti.
Benoit Mandelbrot
si è frattalizzato dentro un buco nero, per riemergere in chissà quale corridoio dimensionale. Un saluto veloce, matematico, a chi ha illustrato sentieri sensati dell'inumano trascendentale.
Friedrich Nietzsche vs Charles Darwin 3-0
Il 15 ottobre del 1844 nasceva a Röcken, villaggio della Prussia meridionale, Friedrich Nietzsche, che da ora chiamerò Federico Nice.
Un blog (e questo blog) non sono luoghi adatti per affronatre una sia pur breve riflessione sul filosofo più discusso del XX secolo.
Potrei affrontare il difficile rapporto tra la Wille zur Macht e la die Ewige Wiederkunft (cioè tra i concetti di Volontà di potenza e di Eterno ritorno dell'uguale),
della contraddetta questione dell'Ubermansch (L'Oltreuomo), oppure constatare quanto la realtà sia manifesta nel dare esempi al suo grido: "Gott ist Tot" (Dio è morto) (e qui mi riferisco alla debolezza endemica del Cristianesimo di oggi rispetto all'epoca di Nice).
In un mio saggio (Eros & Eschaton, 2010, Kipple O.L.), ho il coraggio di correggergli il concetto di Eterno ritorno dell'uguale; un gioco. Un gioco con chi amava il gioco.
Ma sono tutte cose più grosse di un blog.
Vorrei soltanto accennare al rapporto tra Nice e Darwinismo.
Nietzsche sostiene che Darwin abbia esagerato l’influsso delle circostanze esterne nella formazione dei viventi, e pensa invece che sia la lotta “interna” all’organismo, la sua “autoregolazione”, a essere prioritaria rispetto alla lotta tra gli individui.
La critica di Nice si snoda su tre argomenti principali.
La prima: evoluzione non significa necessariamente perfezionamento.
Due: la lotta per la vita non è finalizzata meramente alla conservazione della specie, bensì al suo potenziamento.
Terzo argomento: gli elementi più forti (più virtuosi) non sono sempre i più adattati, e quindi a volte possono soccombere ai più deboli (meno virtuosi) che si coalizzano.
Ora, dico io: bastano questi pochi argomenti per capire facilmente il suo pensiero, a oltre un secolo di distanza, guardandosi intorno.
Per esempio: sono le meduse la specie più adattabile, ma non le più potenti.
Ecco, ora trasferite tutto sul piano politico (anche mondiale)...
Grazie Federico.
Un blog (e questo blog) non sono luoghi adatti per affronatre una sia pur breve riflessione sul filosofo più discusso del XX secolo.
Potrei affrontare il difficile rapporto tra la Wille zur Macht e la die Ewige Wiederkunft (cioè tra i concetti di Volontà di potenza e di Eterno ritorno dell'uguale),
della contraddetta questione dell'Ubermansch (L'Oltreuomo), oppure constatare quanto la realtà sia manifesta nel dare esempi al suo grido: "Gott ist Tot" (Dio è morto) (e qui mi riferisco alla debolezza endemica del Cristianesimo di oggi rispetto all'epoca di Nice).
In un mio saggio (Eros & Eschaton, 2010, Kipple O.L.), ho il coraggio di correggergli il concetto di Eterno ritorno dell'uguale; un gioco. Un gioco con chi amava il gioco.
Ma sono tutte cose più grosse di un blog.
Vorrei soltanto accennare al rapporto tra Nice e Darwinismo.
Nietzsche sostiene che Darwin abbia esagerato l’influsso delle circostanze esterne nella formazione dei viventi, e pensa invece che sia la lotta “interna” all’organismo, la sua “autoregolazione”, a essere prioritaria rispetto alla lotta tra gli individui.
La critica di Nice si snoda su tre argomenti principali.
La prima: evoluzione non significa necessariamente perfezionamento.
Due: la lotta per la vita non è finalizzata meramente alla conservazione della specie, bensì al suo potenziamento.
Terzo argomento: gli elementi più forti (più virtuosi) non sono sempre i più adattati, e quindi a volte possono soccombere ai più deboli (meno virtuosi) che si coalizzano.
Ora, dico io: bastano questi pochi argomenti per capire facilmente il suo pensiero, a oltre un secolo di distanza, guardandosi intorno.
Per esempio: sono le meduse la specie più adattabile, ma non le più potenti.
Ecco, ora trasferite tutto sul piano politico (anche mondiale)...
Grazie Federico.
Ieri sera ho visto Inception
e finalmente posso gioire. Un film così surclassa addirittura il primo Matrix; è una gioia per la mente, per le suggestioni, per il senso del meraviglioso a cui ognuno di noi anela. Ho letto in giro per la Rete le varie recensioni, quasi tutte entusiastiche, alla pellicola di Nolan ma nessuna, nessuna, mi pare abbia ravvisato ciò che andrò a esporre - brevemente - qui sotto.
Sarà che in questo periodo sono molto sensibile al discorso, ma a me pare che Inception debba esser letto sotto l'ottica dell'Onironautica, ovvero la capacità di navigare nei propri sogni con cognizione, avvalendosi del sogno lucido che altro non è che un'introspezione nel mondo onirico ovvero in un altro aspetto della realtà, dove vengono mostrate cose normalmente non visibili o solamente percepibili al livello delle sensazioni interiori.
Nell'Onironautica un fattore di controllo della realtà è dato dalla presenza tatile di un totem, ovvero di un oggetto che sia in grado di dare la tangibilità della realtà che si sta vivendo, sia nel mondo usuale che nel mondo onirico. Quindi, il totem assicura solo il controllo sulla realtà che si sta vivendo, non garantisce qual è la vera realtà: teniamo ben presente questo concetto.
Nel film esiste il livello del "reale", poi il primo sogno (ovvero il primo livello, paragonabile all'Onironautica), poi il secondo sogno originato dal primo (ovvero il livello dello sciamano, che è garantito dalla eccellente capacità di muoversi a piacimento e a comando nel media originato dall'Onironautica); poi si scende ancora, nel terzo livello, ovvero nel terzo sogno che è originato dal secondo (scatole cinesi, quindi, e il terzo livello dà accesso al mondo occulto in senso lato, dà accesso alla constatazione di innumerevoli altre realtà diverse e lontane dalla nostra, constatazione dimostrata dal fatto che lo scenario ha abbandonata la psiche di Cobb e si è passati nel dominio psichico di Fischer). Addirittura, posso postulare il quarto livello di interpretazione del film, ovvero la constatazione che in un punto ancor più lontano dalla nostra realtà ci si renda conto che la realtà non esiste, proprio perché lì vive ancora la moglie di Cobb mentre nella realtà usuale lei è morta, suicida, ricercando un'eternità lontana dal corporeo - per questo capace di "bucare" ogni materializzazione, ogni tempo - che è stata instillata dal marito, il quale le ha impiantato un'idea (un meme?) il cui "kernel" è dato dal totem, ritenuto erroneamente depositario del simulacro di realtà.
L'inganno è qui: come dicevo prima, il totem indica il controllo sulla realtà in oggetto, non sulla realtà che noi riteniamo la principale. Si confondono le realtà, quindi, diventano tutte vere laggiù, nei bassifondi dell'etereo; lì si diviene coscienti che ciò che conta è l'energia e, quindi, ogni cosa materiale si dissolve, mostra la verosimile natura delle cose, ovvero il nulla tangibile. Ed ecco, infatti, che alla fine della risalita di Cobb dal quarto livello al "reale", il totem continua a girare sul tavolo. Ma il contesto familiare in cui Cobb si muove - la tanto agognata riunione con i figli e col quadretto familiare quasi idilliaco - appare tutt'altro che definitivo, sembra troppo ideale e qui, Nolan, innesta il suo meme in noi, facendoci mettere in dubbio la sostanza della realtà. Proprio come in un sogno lucido.
Sarà che in questo periodo sono molto sensibile al discorso, ma a me pare che Inception debba esser letto sotto l'ottica dell'Onironautica, ovvero la capacità di navigare nei propri sogni con cognizione, avvalendosi del sogno lucido che altro non è che un'introspezione nel mondo onirico ovvero in un altro aspetto della realtà, dove vengono mostrate cose normalmente non visibili o solamente percepibili al livello delle sensazioni interiori.
Nell'Onironautica un fattore di controllo della realtà è dato dalla presenza tatile di un totem, ovvero di un oggetto che sia in grado di dare la tangibilità della realtà che si sta vivendo, sia nel mondo usuale che nel mondo onirico. Quindi, il totem assicura solo il controllo sulla realtà che si sta vivendo, non garantisce qual è la vera realtà: teniamo ben presente questo concetto.
Nel film esiste il livello del "reale", poi il primo sogno (ovvero il primo livello, paragonabile all'Onironautica), poi il secondo sogno originato dal primo (ovvero il livello dello sciamano, che è garantito dalla eccellente capacità di muoversi a piacimento e a comando nel media originato dall'Onironautica); poi si scende ancora, nel terzo livello, ovvero nel terzo sogno che è originato dal secondo (scatole cinesi, quindi, e il terzo livello dà accesso al mondo occulto in senso lato, dà accesso alla constatazione di innumerevoli altre realtà diverse e lontane dalla nostra, constatazione dimostrata dal fatto che lo scenario ha abbandonata la psiche di Cobb e si è passati nel dominio psichico di Fischer). Addirittura, posso postulare il quarto livello di interpretazione del film, ovvero la constatazione che in un punto ancor più lontano dalla nostra realtà ci si renda conto che la realtà non esiste, proprio perché lì vive ancora la moglie di Cobb mentre nella realtà usuale lei è morta, suicida, ricercando un'eternità lontana dal corporeo - per questo capace di "bucare" ogni materializzazione, ogni tempo - che è stata instillata dal marito, il quale le ha impiantato un'idea (un meme?) il cui "kernel" è dato dal totem, ritenuto erroneamente depositario del simulacro di realtà.
L'inganno è qui: come dicevo prima, il totem indica il controllo sulla realtà in oggetto, non sulla realtà che noi riteniamo la principale. Si confondono le realtà, quindi, diventano tutte vere laggiù, nei bassifondi dell'etereo; lì si diviene coscienti che ciò che conta è l'energia e, quindi, ogni cosa materiale si dissolve, mostra la verosimile natura delle cose, ovvero il nulla tangibile. Ed ecco, infatti, che alla fine della risalita di Cobb dal quarto livello al "reale", il totem continua a girare sul tavolo. Ma il contesto familiare in cui Cobb si muove - la tanto agognata riunione con i figli e col quadretto familiare quasi idilliaco - appare tutt'altro che definitivo, sembra troppo ideale e qui, Nolan, innesta il suo meme in noi, facendoci mettere in dubbio la sostanza della realtà. Proprio come in un sogno lucido.
SERVIZIO PROFESSIONALE DI VALUTAZIONE TESTI
La Kipple Officina Libraria offre un servizio di lettura e valutazione inediti per opere (romanzi e racconti) che appartengono SOLO ed ESCLUSIVAMENTE alla narrativa di genere. I generi che accettiamo sono:
- fantastico
- narrativa di anticipazione
- horror (esclusi vampiri e lupi mannari in cerca di emuli)
- neo-noir (thriller e new weird)
- fantascienza (hard science-fiction, post-cyberpunk, steampunk, bio-punk)
Testi di qualsiasi altra natura NON verranno presi in considerazione, esulando dai nostri progetti editoriali.
Il servizio prevede la lettura del testo e la stesura di una scheda di valutazione di 3 o 4 cartelle in cui sono evidenziati sia gli elementi di forza che di debolezza del testo, in particolare, si avrà cura di analizzare: - Voce narrante (Funziona? È originale?)
- Tema del romanzo (esiste? è chiaro? è ben svolto?)
- Tenuta narrativa (impianto del testo e ritmo)
- Trama (cliché, coerenza interna, svolte narrative, finale)
- Personaggi (credibilità e verosimiglianza, efficacia e caratterizzazione)
- Stile (cura, ricercatezza, originalità e progettualità)
- Valutazione generale dell’opera in relazione alla sua commerciabilità ed eventuale pubblicazione.
Costi e tempi del servizio:
- Il costo del servizio di una singola scheda di valutazione è di 150 Euro (Iva inclusa) per testi fino a 450.000 battute (spazi inclusi) e di 200 Euro (Iva inclusa) per testi superiori.
- Il pagamento del servizio potrà essere eseguito:
1) Bonifico presso Banca Popolare di Sondrio, IBAN: IT35 B056 9603 2140 0000 3029 X81, intestato a Francesco Verso, causale: “Commissioni”
2) tramite carta PayPal all’indirizzo francescoverso@gmail.com, causale: “Commissioni”
- I tempi di risposta vanno dalle 6 alle 8 settimane dalla ricezione del pagamento.
Modalità di invio:
- Il testo deve prevedere sul frontespizio della prima pagina il nome dell’autore, il titolo dell’opera e un indirizzo email.
- Il testo deve essere invitato SOLO in formato elettronico .doc o .rtf, (crediamo fortemente nel risparmio di carta).
- Il testo deve essere salvato come “Titolo opera” di “nome autore”, inoltre l’impaginazione deve tenere conto dei margini (4 cm per ogni lato pagina)
- I testi devono essere spediti all’indirizzo: francescoverso@gmail.com indicando nel titolo dell’e-mail “Valutazione di (titolo opera), (nome autore)”
- Nel corpo della mail dovrà essere presente la dicitura: “dichiaro di essere a conoscenza del fatto che in nessun caso il materiale inviato mi verrà reso”; “dichiaro che il progetto allegato non deriva da plagio e di essere in possesso di tutti i diritti ad esso connessi; ai sensi del d.lgs. 30 giugno 2003 n.196”, “acconsento al trattamento dei dati personali da me forniti”.
Gli autori e le autrici che verranno considerati meritevoli di attenzione, saranno contattati dalla Redazione di Kipple per una proposta di pubblicazione (NON A PAGAMENTO).
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Arriva il check-up da passeggio grazie a sensori e smartphone
Da Repubblica.it
La tecnologia è ancora in fase sperimentale, ma i passi verso la produzione in serie non sono così lontani. E' la nuova evoluzione nel concetto di BAN, la Body Area Network. Un sistema che assegna a ogni corpo umano un indirizzo IP, come i computer in una rete. Il salto di qualità si chiama Human++, è sviluppato da ricercatori dell'IMEC in Illinois, con collaboratori danesi. E' un sistema che grazie alla combinazione di sensori e uno smartphone basato su Android permette di tenere sotto controllo l'attività di organi e muscoli e trasmettere i relativi dati a uno smartphone dotato di una applicazione (in vendita a breve) che può interpretarli e renderli comprensibili, sia in termini medici che in linguaggio comune.
"Human++" per ora funziona solo su Android, ma quando la tecnologia sarà disponibile sul mercato, non mancheranno versioni per tutti i dispositivi mobili. I quali entro qualche tempo potrebbero incorporare la tecnologia hardware necessaria per diventare veri e propri terminali personali per la salute. Al momento "Human++" funziona solo con un particolare accessorio che va inserito nello smartphone nell'alloggiamento delle SD card, quelle comunemente usate per immagazzinare dati, foto e video.
I dati inviati dai sensori che monitorizzano l'attività del corpo vengono trasmessi via wireless allo smartphone. Ma da qui a far entrare il proprio corpo in una vera e propria rete digitale di organismi umani il passo è brevissimo. Così, non solo il possessore dello smartphone può sapere come funziona il suo corpo, ma le strutture sanitarie potrebbero avere sotto controllo i propri pazienti in tempo reale, e consigliare come comportarsi a seconda dei dati in arrivo sulla BAN.
Al momento, il sistema è basato su sensori EKG. Può ad esempio rilevare le condizioni cardiache e muscolari di un individuo e fornire dati in tempo reale. Più o meno, il livello di diagnosi di un elettrocardiogramma. Ma con il miglioramento della tecnologia, non è difficile ipotizzare che da qui a qualche anno potremmo avere tutta la nostra situazione fisica perfettamente monitorata nello smartphone.
La tecnologia è ancora in fase sperimentale, ma i passi verso la produzione in serie non sono così lontani. E' la nuova evoluzione nel concetto di BAN, la Body Area Network. Un sistema che assegna a ogni corpo umano un indirizzo IP, come i computer in una rete. Il salto di qualità si chiama Human++, è sviluppato da ricercatori dell'IMEC in Illinois, con collaboratori danesi. E' un sistema che grazie alla combinazione di sensori e uno smartphone basato su Android permette di tenere sotto controllo l'attività di organi e muscoli e trasmettere i relativi dati a uno smartphone dotato di una applicazione (in vendita a breve) che può interpretarli e renderli comprensibili, sia in termini medici che in linguaggio comune.
"Human++" per ora funziona solo su Android, ma quando la tecnologia sarà disponibile sul mercato, non mancheranno versioni per tutti i dispositivi mobili. I quali entro qualche tempo potrebbero incorporare la tecnologia hardware necessaria per diventare veri e propri terminali personali per la salute. Al momento "Human++" funziona solo con un particolare accessorio che va inserito nello smartphone nell'alloggiamento delle SD card, quelle comunemente usate per immagazzinare dati, foto e video.
I dati inviati dai sensori che monitorizzano l'attività del corpo vengono trasmessi via wireless allo smartphone. Ma da qui a far entrare il proprio corpo in una vera e propria rete digitale di organismi umani il passo è brevissimo. Così, non solo il possessore dello smartphone può sapere come funziona il suo corpo, ma le strutture sanitarie potrebbero avere sotto controllo i propri pazienti in tempo reale, e consigliare come comportarsi a seconda dei dati in arrivo sulla BAN.
Al momento, il sistema è basato su sensori EKG. Può ad esempio rilevare le condizioni cardiache e muscolari di un individuo e fornire dati in tempo reale. Più o meno, il livello di diagnosi di un elettrocardiogramma. Ma con il miglioramento della tecnologia, non è difficile ipotizzare che da qui a qualche anno potremmo avere tutta la nostra situazione fisica perfettamente monitorata nello smartphone.
Staminali, nuovo anno
L'articolo di Repubblica.it, relativo all'esperimento fatto recentemente su un paziente che aveva subito un brutto trauma alla spina dorsale e a cui sono state "installate" cellule staminali, obbliga a considerare i traguardi che si possono raggiungere con questa innovativa (e avversata dai cattolici) tecnologia come un ennesimo spartiacque; la densità di novità che si addensano nei nostri mesi (non anni) è elevatissima, mai registrata nella storia dell'umanità: la Singolarità è davvero dietro l'angolo?
Un estratto:
L'annuncio è di quelli che andrebbero definiti storici. Le staminali sono il futuro della scienza: le cellule che "a comando" possono svilupparsi in meccanismi riparatrici multiuso. Oggi la spina dorsale. Domani il Parkinson e l'Alzheimer, il diabete e le malattie del cuore. Ma l'annuncio della Geron, che ha regalato un altro record alla città della Coca Cola e della Cnn, e fatto schizzare in Borsa il valore della compagnia, viene accolto con l'entusiasmo e lo scetticismo che da sempre circondano la questione. L'utilizzo delle staminali embrionali prevede appunto la distruzione di embrioni: cioè di potenziali vite umane.
Un estratto:
L'annuncio è di quelli che andrebbero definiti storici. Le staminali sono il futuro della scienza: le cellule che "a comando" possono svilupparsi in meccanismi riparatrici multiuso. Oggi la spina dorsale. Domani il Parkinson e l'Alzheimer, il diabete e le malattie del cuore. Ma l'annuncio della Geron, che ha regalato un altro record alla città della Coca Cola e della Cnn, e fatto schizzare in Borsa il valore della compagnia, viene accolto con l'entusiasmo e lo scetticismo che da sempre circondano la questione. L'utilizzo delle staminali embrionali prevede appunto la distruzione di embrioni: cioè di potenziali vite umane.
Il Tandem Strugatski/Tarkovskij
Oggi, 19 anni fa, moriva Arkadij, il maggiore dei fratelli Strugatski (o Strugatsky, Strugatskiy, Strugatskii, denuncio una mancanza di standard nella traslitterazione, facciamo così: Стругацкий). Celebri fratelli terribili della science-fiction russa ma anche mondiale, molte delle loro opere sono state pubblicate in Italia (c’è stata anche una collana dedicata esclusivamente alla fantascienza russa: altri tempi!), ma il loro momento di successo è corrisposto con l’uscita nelle sale cinematografiche di un capolavoro di Andrej Arsen'evič Tarkovskij (Tarkovsky, Тарковский o come volete), ovvero Stalker, nel 1979.
Questo film sui generis (alla fine classificato d’autore più che di fantascienza) è tratto da Pic nic sul ciglio della strada, romanzo dei fratelli Strugatski, uscito nel 1972.
Soggetto (e concetto) principale del romanzo (e del film) sono le “Zone”, luoghi visitati nel passato da alieni in cui le tracce vanno molto al di là di semplici manufatti: infatti in queste zone avvengono cose al limite delle leggi fisiche. Ma la cosa che attrae un po’ tutti è il fatto al loro interno si trovano delle sfere (o delle stanze, nel film) che “esaudiscono tutti i desideri”.
Ovviamente le Zone sono isolate dai militari perché “pericolose”, ma esiste un modo illegale per entrarvi: delle guide chiamate appunto Stalker.
Ora, non è mia intenzione raccontare la trama, mi serviva soltanto un accenno. La mia riflessione vorrebbe indagare il complicato rapporto tra opera letteraria e cinematografica. Lasciando da parte le libere interpretazioni (perché secondo me non trattasi di vere trasposizioni), paradossalmente il cinema sembra soffrire di alcuni svantaggi rispetto al libro. Vengono meno certe riflessioni dei personaggi, alcuni concetti vengono semplificati a vantaggio dell’azione, i finali troppo spesso seguono dei cliches, così come le vicende e i personaggi stessi. Ci sono alcune eccezioni (basta citare Blade Runner), ma in questi casi il regista sopperisce le riflessioni e i concetti così bene sviscerati nel romanzo grazie all’atmosfera e a un certo comportamento dei personaggi (il caso di Blade Runner è emblematico, la versione Director’s Cut che manca della voce del narratore, risulta di maggiore impatto, come dire che un escamotage cinematografico risulta inutile e questo perché le immagini sono più esplicative).
Che dire del binomio Pic nic sul ciglio della strada/Stalker? Abbiamo da un lato un romanzo conosciuto, ma non capillarmente come dovrebbe, dall’altro un film, almeno tra gli amanti del cinema d’autore, celeberrimo. In effetti, la pellicola aggiunge alcuni aspetti che nel libro non ci sono o sono solo accennati, la “Zona” sembra più qualcosa di interiore che alieno, e il concetto faustiano del desiderio è più in evidenza. Il finale è aperto e diverso dal libro, sembra che la figlia di uno dei personaggi abbia acquisito poteri paranormali e, in generale, l’atmosfera è greve e la suspense è il sentimento predominante.
Nonostante tutto, la “sospensione” tanto desiderata (e decisamente ottenuta da Tarkovskij) rischia di sfociare in una vaghezza indefinita e nel libro i concetti sono tutti molto più chiari. Ecco che si profila uno dei tanti casi in cui uno non è meglio dell’altro, ma bisognerebbe vederli in rigoroso ordine (primo romanzo, poi film), e apprezzare appieno il tandem delle due opere, un nuovo aspetto che non appartiene esclusivamente all’uno o all’altro, ma a entrambi.
ps: Boris (il fratello minore) è ancora vivo!
Cervelli che controllano robot
E' un po' che se ne parla, ma ora c'è un video che sembra dimostrare come culture cellule cerebrali di topi riescano a governare, tramite rete neurale, il funzionamento di piccoli droidi.
Su Gadgetlog.it viene detto come:
Il ricercatore e la sua squadra hanno estratto cellule dai cervelli dei topi ottenendone una coltura e le hanno utilizzate per un circuito di controllo dei movimenti per robot semplici. Gli impulsi elettrici inviati dal bot penetrano il gruppo di neuron e le risposte ottenute dalle cellule vengono trasformate in comandi per i robot. Le cellule possono formare nuove connessioni, rendendo il sistema una vera e propria macchina in grando di apprendere. I video realizzati da Warwick non sono recenti, ma la ricerca continua. Al momento le capacità di questi robot sono elementari: evitare gli ostacoli.
Ed ecco il video:
Su Gadgetlog.it viene detto come:
Il ricercatore e la sua squadra hanno estratto cellule dai cervelli dei topi ottenendone una coltura e le hanno utilizzate per un circuito di controllo dei movimenti per robot semplici. Gli impulsi elettrici inviati dal bot penetrano il gruppo di neuron e le risposte ottenute dalle cellule vengono trasformate in comandi per i robot. Le cellule possono formare nuove connessioni, rendendo il sistema una vera e propria macchina in grando di apprendere. I video realizzati da Warwick non sono recenti, ma la ricerca continua. Al momento le capacità di questi robot sono elementari: evitare gli ostacoli.
Ed ecco il video:
Nat Schachner, chi era costui?
55 anni fa moriva Nat Schachner, uno dei più noti scrittori del boom dei pulp science-fiction degli anni Trenta.
Conosciuto per il ciclo di racconti "Past, Present and Future" in cui per la prima volta si affrontano in modo serio i paradossi temporali. Isaac Asimov ha affermato di essere stato influenzato da Schachner, soprattutto per il ciclo della Fondazione.
Fine del biglietto da visita, il resto ve lo potete leggere su wikipedia.
L'occasione è per parlare di quella che i critici hanno definito "L'età d'oro della fantascienza" e alcuni nostalgici "la vera fantascienza".
In effetti in Schachner, come negli autori del suo tempo, c'è un connubio spontaneità-scientificità, ormai irreperibile.
Una spontaneità di stampo popolare, di romanzo d'appendice, un sense of wonder intuitivo, permetteva (e questo lo affermo conoscendo i numeri che vendevano i pulp magazine dell'epoca) una buona diffusione di riflessioni (sulle conseguenze dell'evoluzione tecnologica e scientifica) che oggi, paradossalmente, interessano una parte minore della società.
Ho utilizzato il temine "interesse" perché è naturale che per esempio i paradossi temporali siano ormai argomentazione accettata dalla maggioranza della popolazione istruita, ma questi "effetti collaterali" non destano lo stupore di una volta (per lo meno non fino a spingere un lettore a comprare libri di fantascienza!).
Che la tecnologia abbia ferito a morte la fantascienza è argomento diffuso, ma le discussioni sulla positività, l'iniquità o la neutralità della tecnologia continuano e interessano sempre di più.
Segno che i lettori, pur trovando ancora abbastanza opinabili certi argomenti, non li associano più al senso del meraviglioso.
Ormai è passato troppo tempo dalle straordinarie invenzioni di Verne: la tecnologia vive insieme a noi.
Ecco perché in 50 anni il genere Fantasy (a cui non interessa la scientificità e le conseguenze sociali della tecnologia) si è sempre più allontanato dalla speculative fiction (lasciandola peraltro in agonia, editorialmente parlando).
Ricette per superare l'empasse non se ne hanno, ma riflettere su cause e concause dell'assottigliarsi dei lettori di fantascienza può essere utile.
Questo perché sono convinto che la fantascienza in senso lato abbia ancora tutte le potenzialità dei tempi di Schachner, anche se sta perdendo sempre più il suo carattere di "popolarità".
Conosciuto per il ciclo di racconti "Past, Present and Future" in cui per la prima volta si affrontano in modo serio i paradossi temporali. Isaac Asimov ha affermato di essere stato influenzato da Schachner, soprattutto per il ciclo della Fondazione.
Fine del biglietto da visita, il resto ve lo potete leggere su wikipedia.
L'occasione è per parlare di quella che i critici hanno definito "L'età d'oro della fantascienza" e alcuni nostalgici "la vera fantascienza".
In effetti in Schachner, come negli autori del suo tempo, c'è un connubio spontaneità-scientificità, ormai irreperibile.
Una spontaneità di stampo popolare, di romanzo d'appendice, un sense of wonder intuitivo, permetteva (e questo lo affermo conoscendo i numeri che vendevano i pulp magazine dell'epoca) una buona diffusione di riflessioni (sulle conseguenze dell'evoluzione tecnologica e scientifica) che oggi, paradossalmente, interessano una parte minore della società.
Ho utilizzato il temine "interesse" perché è naturale che per esempio i paradossi temporali siano ormai argomentazione accettata dalla maggioranza della popolazione istruita, ma questi "effetti collaterali" non destano lo stupore di una volta (per lo meno non fino a spingere un lettore a comprare libri di fantascienza!).
Che la tecnologia abbia ferito a morte la fantascienza è argomento diffuso, ma le discussioni sulla positività, l'iniquità o la neutralità della tecnologia continuano e interessano sempre di più.
Segno che i lettori, pur trovando ancora abbastanza opinabili certi argomenti, non li associano più al senso del meraviglioso.
Ormai è passato troppo tempo dalle straordinarie invenzioni di Verne: la tecnologia vive insieme a noi.
Ecco perché in 50 anni il genere Fantasy (a cui non interessa la scientificità e le conseguenze sociali della tecnologia) si è sempre più allontanato dalla speculative fiction (lasciandola peraltro in agonia, editorialmente parlando).
Ricette per superare l'empasse non se ne hanno, ma riflettere su cause e concause dell'assottigliarsi dei lettori di fantascienza può essere utile.
Questo perché sono convinto che la fantascienza in senso lato abbia ancora tutte le potenzialità dei tempi di Schachner, anche se sta perdendo sempre più il suo carattere di "popolarità".