Kipple WebLog
Rifacendo Kipple.it
Richard Stallman al Next-Emerson
Da Repubblica.it un bell'articolo sulla conferenza che Richard Stallman, il guru del mondo informatico libero, ha tenuto presso il Centro Sociale fiorentino Next Emerson.
Stallman ha ribadito energicamente i suoi argomenti contro il software proprietario, per il semplice fatto che tale software - inteso anche come software che lavora su Internet, quello prodotto da grosse multinazionali - sia un'arma a doppio taglio: laddove gratuito (e non sempre lo è) garantisce soltanto la tracciabilità delle nostre azioni e pensieri. Voi che ne pensate?
Un estratto dall'articolo:
Stallman parte subito all'attacco contro cloud computing, software chiuso e intercettazioni. Non vuole le sue foto su Facebook, "non è nostro amico" dice, "e se fate riprese non usate tecnologie proprietarie". Il suo intervento è sulla libertà nella società digitale. "La tecnologia digitale può essere uno strumento oppressivo e le multinazionali lavorano per ridurre i diritti delle persone". "Ma sono stupide. Si può fare business anche senza togliere a nessuno la libertà di parola". Il suo intervento riassume bene la maggior parte degli incontri del convegno: privacy, sicurezza, copyright, Gnu/Linux. Per Stallman "il primo pericolo è la sorveglianza digitale fatta coi nostri computer quando hanno software che non controlliamo. Ma accade soprattutto con Internet e la violazione sistematica della nostra privacy". "Questa è tirannia", dice.
Un altro problema, secondo il guru, è quello dei formati e dei DRM (le chiavi crittografiche per controllare i contenuti digitali), "manette elettroniche" le chiama. "Certi formati sono pericolosi (malicious). Chi riceve fondi pubblici non dovrebbe poter usare formati non interoperabili (che richiedono specifici software commerciali per essere letti). In più, per giunta, sono pure brevettati". La differenza, per Stallman e gli hacker riuniti a convegno, è tra il software libero e il "software soggiogante". Tra il software controllato dall'utente e l'utente controllato dal software. E qui parte l'affondo contro il cloud computing. "Se usi i network service devi chiederti come loro usano te". "Il software come servizio ("la nuvola"), significa che qualcun altro sta gestendo il tuo computer e i tuoi dati. Rifiutalo. Possono perdere i tuoi dati, modificarli, cederli ad altri senza che lo sappiate. Pensateci".
La pesatura dell'anima ∂ Fantascienza.com
Una recensione - stupenda - a La pesatura dell'anima (Kipple Officina Libraria) di Clelia Farris, è online da oggi su Fantascienza.com.
L'approfondita analisi di Giampaolo Rai è lunga da disquisire, per questo aggiungo qui sotto alcune righe, tra le più significative:
La Farris fa un uso spregiudicato di termini poco famigliari, che un piccolo glossario aiuta a comprendere, a ciò si aggiunge l'uso, da parte degli abitanti del quartiere di Dendera, di un dialetto del tutto inventato ma nonostante ciò comprensibile, almeno con un piccolo sforzo.
Il romanzo è letteralmente infarcito di trovate legate alle biotecnologie, dalle imbarcazioni ai sistemi di scrittura e registrazione, un insieme logico che contribuisce a rendere affascinante la società delle Due terre, leggendolo mi sono lasciato prendere da un Egitto di dighe e canali, solcati da caimani e varani, apparentemente ricco ma instabile e senza più le certezze maturate in millenni di storia.
Ma la bellezza dello scenario non è il solo pregio della storia, la solida trama e uno stile scorrevole e piacevole rendono il romanzo avvincente, un thriller che si può leggere su più livelli, e che pone un interessante dilemma etico, se sia giusto o meno restituire la vita a una vittima a prezzo di quella del suo assassino.
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Intervista a Danilo Arona
Insisto sulle idee perché è un argomento raramente affrontato. In “Brood — La covata malefica” David Cronenberg immaginava una donna la cui rabbia acquisiva fisicità, si manifestava concretamente nella forma di piccoli mostri assassini; il pianeta Solaris di Stanisław Lem concretizzava le persone amate dai protagonisti; un qualcosa di simile lo troviamo in “Sfera” di Michael Crichton. Perché ci fa così paura che un’idea prenda vita, tanto da usare questo espediente in storie fanta-horror?
L’idea che prende e vita è un’ipotesi realmente terrificante. E credo che sia, dal punto di vista freudiano, disturbante, per non dire devastante, nel profondo. Sono i mostri che abbiamo dentro, citando Giorgio Gaber. E la pia illusione dell’uomo civilizzato è ancora quella di tenerli sotto chiave, ignorandoli e fingendo che non esistano. Le cose in realtà non stanno così da quel bel giorno... L’idea circola nel cinema fantastico sin dagli anni Cinquanta, dai Mostri dell’Id de “Il pianeta proibito” e “Viaggio al settimo pianeta”, film che nella loro naïveté ti sbattevano in faccia quello che allora era il mostro interno più temuto, la paura del contagio atomico e della degenerazione della materia vivente. Oggi credo che questa figura ctonia che vuole riemergere dal corpo — proprio come fanno i nanerottoli di Brood — sia la malattia, quella con la “emme” maiuscola e con il nome impronunciabile, attivata da agenti esterni reali ma diffusa anche da meccanismi memetici (dall’aviaria a Fukushima, passando per l’infezione dei germogli tedeschi, il repertorio è vasto — e c’è pure chi, come lo scrittore Scott Sigler, si aggrappa a paure serpeggianti come la pseudo-malattia di Morgellons...) ed ecco così in qualche modo spiegata l’assurda e isterica reazione di massa che d’improvviso non ti fa neppure più mangiare il cetriolo dell’orto della tua vicina. Siamo all’assurdo in certi comportamenti collettivi, ma quel che cova sotto è proprio il volto di un’idea maligna che ti può prendere “dentro” e dal dentro uscirne fuori. Su questo fronte è ancora inarrivabile, anche sul piano della metafora che diviene Carne, il film “La cosa” di John Carpenter, negli anni Ottanta troppo in anticipo...
Letteratura di anticipazione
Un estratto dall'articolo:
La strada del futuro sarà davvero magica ma, per arrivare a tanto, imporrà un cambiamento anche all'auto. Ecco una delle anticipazioni dal libro "La sicurezza stradale in tasca" (Newton Compton Editori, 9,90) scritto da Vincenzo Borgomeo e oggi in libreria.
Macchina e percorso insomma non saranno più due elementi "inerti" ma si comporteranno come se avessero vita propria. L'uso massiccio dell'elettronica farà sì, infatti, che nulla sarà più fermo: i limiti di velocità, per esempio, saranno variabili a seconda degli ingorghi e delle situazioni atmosferiche. Limiti che verranno segnalati agli automobilisti con pannelli luminosi di cui però molti faranno a meno visto che verranno letti per loro dall'auto, adattando automaticamente la velocità. Sono tecnologie in alcuni casi già "vecchie", nel senso che già a disposizione di alcuni modelli e su alcune strade, ma siamo solo agli inizi: l'intreccio e la somma di queste tecnologie con altre porterà a risultati straordinari. Per esempio, quando si diffonderanno i sensori annegati nell'asfalto in grado di capire quale tipo di veicolo sta transitando (auto, camion, moto) o i semafori che cambiano da soli la durata del rosso e del verde, il traffico sarà molto più fluido.
E non è finita qui. Il progetto che delinea la "strada perfetta" in fatto di sicurezza prevede
Premio Italia per NeXT
Festa in generale per tutto il Connettivismo, quindi; festa per NeXT.
A Milano gli occhi dell'anti-Dio
Mercoledì 8 giugno alla libreria Booklet di via Mario Pichi, 3/B a Milano (entrare nel cortile a destra, edificio B e scendere le scale).
E' uscito SuperNeXT!
È uscito per la Kipple Officina Libraria SuperNeXT, l’antologia che raccoglie il meglio dei primi 15 numeri di NeXT, il bollettino cartaceo del Connettivismo che ha recentemente vinto il Premio Italia, il massimo riconoscimento nel settore del Fantastico, nella categoria Rivista non professionale.
Pagine di saggistica, narrativa, poesia sull’interazione tra il Connettivismo e le realtà visibili e teorizzabili, un confronto senza soluzione di continuità tra scienza, filosofia, mistica e sensibilità postumana, in un continuo rimandare tra passato, presente, futuro.
SuperNeXT, curato da Alex “Logos” Tonelli e Domenico “7di9” Mastrapasqua, 169 pagine a 9 €, è ordinabile sul sito stesso della Kipple.
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Dall’intro di Logos
…la poesia divenne così per il Connettivismo strumento di indagine privilegiato del descrivere e del comprendere l’essere-al-futuro dell’uomo contemporaneo.
Nacquero su questa scia i primi componimenti poetici connettivisti che l’esperto lettore di poesia potrà trovare forse ancora acerbi e rudi ma che avevano in sé, potentissima, la carica di una nuova prospettiva, di un nuovo palcoscenico che apriva le porte a un futuro mai immaginato, un futuro che diventava emozionalmente reale, vero, quotidiano…
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Dall’intro di 7di9
La curiosità di colui che è morto e che, in seguito, è resuscitato incarna l’anima del narratore connettivista. Coloro che si definiscono narratori connettivisti (e con essi intendiamo poeti, scrittori di prosa, artisti visivi – pittori, sceneggiatori e registi, autori di fumetti – compositori musicali ecc.) sono spiriti che hanno provato sulla propria pelle il tocco gelido della morte. La morte dei sogni, dell’entusiasmo, della vita stessa, delle certezze. Riemergere da un simile baratro è difficile. Forse, nemmeno i connettivisti possono nulla. In tutti loro, però, c’è qualcosa che li rende liberi di sbirciare oltre l’orlo della consapevolezza: i connettivisti reinventano il sapere, deformandone l’ontologia senza tradirla, piegandone l’essenza alle logiche dinamiche del canone fantascientifico.
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Dalla postfazione dell’editore Kremo
NeXT, in questo contesto spaziotemporale, rappresenta il fenomeno di carta di cellulosa dietro il quale sta il noumeno del Connettivismo. Ma NeXT anela a essere multimediale, interattivo, tridimensionale, olografico, multidimensionale e incorporeo. Queste epifanie iterative sono il compromesso con l’Aleph e il Logos.
Miriam Mastrovito intervista Lukha Kremo Baroncinij
L'incipit dell'intervista:
Miriam Mastrovito - Una personalità eclettica, uno pseudonimo dalle assonanze russe. In realtà chi è e perché scrive Lukha Kremo Baroncinij?
Lukha Kremo Baroncinij - Il mio è lo pseudonimo di un'identità multipla, un nome dalle assonanze esteuropee che racchiude tutte le attività scaturite per placare le nevrosi sociopatiche del suo proprietario. LKB ha trovato il modo di curare i disequilibri psicologici e sociali mediante la scrittura, la musica elettronica e l'arte concettuale.
Ricordo che questi disturbi sono praticamente presenti in tutti, a volte più a livello psicologico, altre a livello sociale, e ognuno cerca un modo per combatterli.
A questo si deve aggiungere il desiderio di comunicare concetti e raccontare storie strane (strane quanto la realtà che ci circonda). Risultato: romanzi, racconti, brani elettronici, mail-art che hanno il fine di calmare l'autore e di comunicare con gli altri.
Ecco chi è in realtà LKB, un inquieto livornese che cerca di colmare il gap tra giustizia reale e ideale con l'arte, che riempie l'angoscia del vivere con storie bizzarre, che annulla il tedio universale con suoni pseudo-autistici.